9.0
- Band: SEPULTURA
- Durata: 00:42:26
- Disponibile dal: 02/04/1991
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Self
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Difficile, se si prende attentamente in esame la parte di carriera dei Sepultura con Max alla leadership, non convenire sul fatto che gli album della band siano parecchio diversi uno dall’altro e sempre volti verso un’evoluzione costante e matura. L’unico passaggio che, forse, deficita leggermente in questa progressione è quello che porta i ragazzi da “Beneath The Remains” ad “Arise”, certo i lavori che permettono ai carioca di farsi un nome anche in Europa e poi stabilizzarlo. “Arise”, tutto sommato, non sposta di molto le coordinate del sound dei Sepultura, che hanno trovato finalmente uno stile riconoscibile e appagante già nel platter precedente. Il thrash-death dinamico e frenetico del combo si permette in questa sede di prendersi pause di riflessione più marcate, spostando l’attenzione su ritmiche non sempre assassine ma spesso e volentieri più cadenzate e groovy: lo stacco centrale di “Dead Embryonic Cells” è perfetto esempio di tale ‘ammorbidimento’, che poi rappresenta un preludio a quello che sarà il motivo portante del seguente, pluri-osannato “Chaos A.D.”. In “Arise” ci sono più arpeggi acustici rispetto al passato, così come introduzioni ai sintetizzatori e sezioni di tribalismi vari, anch’essi in qualche modo antipasto di futuro. La tracklist è in generale meno violenta rispetto a quella di “Beneath The Remains”, ma anche più varia e presentante brani ben riconoscibili e definiti: il trittico d’apertura è di quelli che resteranno nella Storia del Metallo per sempre, con la title-track divenuta oggi un classico immortale, la già citata “Dead Embryonic Cells” a seguirne da vicino le orme, e la strutturatissima “Desperate Cry” ad ergersi a monolite di potenza e marzialità. La fantasia di Kisser e Max Cavalera in fase di composizione sembra essere entrata in un nuovo stadio e come al solito sono gli arrangiamenti ad identificare la crescita del gruppo, oltre alle lyrics ancora una volta migliorate: la profondità della quasi mistica “Under Siege (Regnum Irae)” sta a dimostrare quanto appena detto. Insomma, se da una parte, probabilmente, ai più extreme-oriented fan della band stanno a cuore lavori più rozzi (“Schizophrenia”) e brutali (“Beneath The Remains”), dall’altra è palese come “Arise” spiani del tutto il gibboso terreno davanti al futuro dei Sepultura, preparando da lì a due anni il tanto sperato successo commerciale, in arrivo con il mastodontico ed imperdibile album seguente…