SEPULTURA – Chaos A. D.

Pubblicato il 02/09/1993 da
voto
8.5
  • Band: SEPULTURA
  • Durata: 00:46:48
  • Disponibile dal: 02/09/1993
  • Etichetta:
  • Roadrunner Records
  • Distributore: Edel

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“Chaos A.D.”, il disco della definitiva consacrazione dei Sepultura nell’Olimpo del metal che conta! In un periodo in cui il metal tutto è parzialmente alla finestra, sperando in un auspicabile calo di popolarità del fenomeno grunge, allora davvero inarrestabile, Max e compagni arrivano a completare la loro maturazione stilistica componendo un album decisamente più orecchiabile e mass-oriented dei precedenti, inserendo nuovi e freschi elementi nel loro suono, elementi che portano tutti verso l’amore viscerale che la band prova per la sua terra d’origine, il Brasile. “Arise” aveva già al suo interno diversi indizi in merito, ma è proprio con “Chaos A.D.” che i Sepultura decidono di recidere un po’ il legame con il loro caro, vecchio thrash-death, per esplodere letteralmente in groove marziali e potentissimi, scariche hardcore e nichiliste e ritmiche quanto mai tribali e – perché no? – danzerecce. I fan della prima ora certo non apprezzeranno la vigorosa sterzata stilistica, ma il disco in questione è sinceramente poco attaccabile, essendo uno dei più riusciti degli anni ’90 e contenendo in sé brani che tuttora fanno impazzire i metalheads che seguono le imprese di Sepultura, Soulfly e Cavalera Conspiracy. La sperimentazione è un po’ la chiave che inizia a regolare i processi compositivi del gruppo brazileiro, certo amata soprattutto da Max Cavalera, forse più che dagli altri tre partners-in-crime: come non citare immediatamente, infatti, “Kaiowas”, brano totalmente acustico e naturale, che la band registra all’aperto presso il Chepstow Castle, nel South Wales inglese, tra tamburi, bonghi, tom e stridii di gabbiani? Oppure come non notare il drumming di Igor Cavalera, divenuto imperioso e tribaleggiante come non mai, a partire dalla storica opener “Refuse/Resist” e passando per la monumentale “Territory”? Le canzoni magistrali che ci hanno fatto e fanno tanto sbattere la testa in questo lavoro davvero si sprecano: “Slave New World” e “Propaganda”, pezzi che in qualsiasi altro disco del genere sarebbero osannati fra i migliori della tracklist, in “Chaos A.D.” passano quasi in secondo piano al cospetto dei due ‘mostri’ posti in apertura. E che dire ancora di due manate in piena faccia quali “Biotech Is Godzilla” (con pungente testo di Jello Biafra) e “Manifest” (utile a ricordare il massacro del Pavilhao Nove del carcere di San Paolo del Brasile operato dai poliziotti ai danni dei carcerati)? Song che una volta ascoltate difficilmente lasciano indifferenti. Un po’ sottotono la chiusura affidata alla cover di “The Hunt” dei New Model Army e a “Clenched Fist”, mentre “Nomad” e “Amen”, assieme alla semi-strumentale “We Who Are Not As Others”, denotano forse più di altre il desiderio dei Sepultura di rallentare ed appesantire ritmi e strutture, capaci ora di essere altamente demolitori. Non pensiamo che “Chaos A.D.”, nonostante fama e successo planetari, sia il lavoro migliore della band, ormai proiettata verso lidi che si allontanano sempre più dall’essere 100% metal; è comunque difficile non pensare a tale capolavoro quale apice assoluto della carriera dei Seps, forse mai ripetutisi in futuro su livelli così alti ed universalmente appaganti. Quanti di voi, infatti, ancora storcono il naso ad ascoltare un lavoro controverso come “Roots”?

 

TRACKLIST

  1. Refuse / Resist
  2. Territory
  3. Slave New World
  4. Amen
  5. Kaiowas
  6. Propaganda
  7. Biotech Is Godzilla
  8. Nomad
  9. We Who Are Not As Others
  10. Manifest
  11. The Hunt
  12. Clenched Fist
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