6.5
- Band: SEPULTURA
- Durata: 00:39:03
- Disponibile dal: 13/03/2006
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Nel 2006 non ci si aspetta più quasi nulla dai Sepultura, vuoi per il tragico “Roorback” vuoi per le voci sempre più insistenti di una reunion con il fondatore e leader storico Max, atteso da anni da ogni singolo fan che abbia ascoltato un disco dei Seps fino a “Roots”. Di certo l’annuncio da parte di Igor Cavalera di non partecipare alla prima fetta del tour di supporto al disco lascia intendere molte cose, rendendo pesante come un macigno il punto di domanda che grava sul futuro dell’attuale formazione. E invece i Sepultura stupiscono, e questa volta in positivo, con un concept lontano da ciò che si può aspettare da loro, ovvero il capolavoro dantesco de La Divina Commedia. “Dante XXI” è un disco piacevole, soprattutto per i fan della band che non hanno mai smesso di sperare in Kisser e Cavalera Jr: il primo infatti regala una serie di riff veloci, secchissimi, ruvidi e legnosi, assieme agli assoli cui ci ha da sempre abituati, mentre Igor si dimostra il grande batterista che è stato in passato senza strafare, assecondando la vena hardcore che permea la seconda incarnazione dei Sepultura senza tralasciare degli inserimenti del suo inconfondibile stile personale, movimentando ogni singola traccia con passaggi tribali e scosse telluriche. A suo perfetto agio si trova oramai Derrick Greene, al quarto album con la band: in un contesto particolarmente “povero” come quello in cui si sono voluti mettere i componenti del gruppo per queste registrazioni il singer dal chiaro background hardcore trova la sua migliore affinità coi compagni, regalando una prestazione sincera e pregevole. La marcia in più arriva sicuramente dall’ennesima sperimentazione del combo, questa volta con il compositore Andre Moraes, che oltre a firmare quattro introduzioni che suddividono l’album in capitoli (Inferno, Purgatorio e Paradiso), si fa notare inserendosi in pezzi incredibilmente riusciti, come la canzone migliore dell’album, la drammatica e variopinta “Ostia”, che riesce a incorporare degli archi là dove mai ce li saremmo aspettati dal gruppo brasiliano. “Convicted In Life” è un ottimo esempio di ciò che ci hanno abituato i Seps, tiratissima e con un break eccellente; “False” è parimenti interessante, soprattutto per il finale. Sia chiaro che lo splendore dei tempi andati rimane un ricordo lontano, e anche con questi presupposti positivi siamo distanti dall’avere un album eccellente, visto il fardello che una formazione con un nome simile è costretta a trascinare con sé; “Dante XXI” è comunque un album originale, piacevole e con degli ottimi momenti. I Sepultura hanno ancora un senso di esistere!