7.0
- Band: SEPULTURA
- Durata: 00:45:14
- Disponibile dal: 24/06/2011
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Sì, ormai avevamo quasi completamente perso le speranze, sebbene gli ultimi “Dante XXI” e “A-Lex” si erano dimostrati lavori in lenta crescita: nulla di eccezionale, ovviamente, ma anche ben distanti da quel baratro epocale toccato con la release di “Roorback”. Nel 2011 – a ben quattordici anni di distanza dallo split con Max Cavalera e dopo cinque dischi approssimativi – finalmente i Sepultura risollevano la testa in modo veramente degno e ci offrono sul piatto un dodicesimo full-length album, intitolato “Kairos”, davvero bello. E poter riutilizzare questo aggettivo associato ai Seps dà una certa soddisfazione, soprattutto se tanto legati alla formazione brasilo-americana. Non sappiamo cosa sia successo: forse la nuova etichetta Nuclear Blast ci ha messo il becco – imponendo un ritorno al passato a Kisser & Co. in cambio del deal – o forse Andreas ha semplicemente capito che si poteva fare qualcosa di buono anche senza cercare per forza di proseguire sulla strada dell’hardcore groovy e sperimentale, strada sterile ed infruttuosa fin dai primi anni del millennio, almeno per loro. Ma queste sono solo supposizioni, avete ragione, quindi basiamoci sui fatti e segnatevi questa frase: “Kairos” è il disco che i Sepultura avrebbero dovuto comporre dopo “Roots”, al posto dell’insufficiente “Against”. Perché in “Kairos” è evidente la volontà del quartetto di riportare in auge l’ignoranza compositiva e la forza distruttrice di un album amatissimo quale “Chaos A.D.”. Siamo lì, a un passo da quelle sonorità: brani anthemici e quadrati, chorus epici e da urlare a piena voce, groove possenti e sempre accattivanti, linee vocali marziali e minimali, à la Max insomma; furia hardcore-thrash ben canalizzata; e poi, in aggiunta, un paio di pezzi leggermente più orecchiabili – “Dialog” e “Born Strong” – che vedremmo molto bene come singoli. La title-track, “Mask” e “Embrace The Storm” sono davvero degli episodi che si fanno riascoltare con molto piacere e questo aspetto ci stupisce alquanto, infatti non ricordiamo una canzone dei Sepultura degli ultimi tre lustri che ci abbia fatto lo stesso effetto. E’ vero, la produzione poteva essere curata meglio ed essere più potente ed esplosiva; inoltre – non stiamo facendo finta di non ricordarci – alla voce c’è sempre Derrick Green, frontman funzionale on stage ma ancora una volta solo sufficiente su disco. Ma a questo giro si riesce benissimo a sopportare il deficit, quando di contrasto si ha una tracklist che piace quasi nella sua interezza e che dà una bella carica d’adrenalina e vigore. E quindi, dulcis in fundo, bentornati Sepultura! Con un unico, angosciante sospetto però: e se stessero preparando il terreno per la tanto discussa reunion con Max e Igor? Noi sinceramente, a questo punto, speriamo di no. Soprattutto considerando la stella cadente del maggiore dei fratelli…