7.0
- Band: SERENITY
- Durata: 00:47:17
- Disponibile dal: 31/01/2020
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Sono trascorsi appena un paio di anni da quando i Serenity hanno pubblicato “Lionheart” ed eccoli tornare con un nuovo studio album, intitolato “The Last Knight”. Dalle scarne note che accompagnano il promo, nella cui copertina è raffigurato San Giorgio che uccide il drago, si evince invece che il concept stavolta è ispirato alla figura di un altro sovrano (nel caso precedente si trattava ovviamente di Riccardo “Cuor Di Leone”), ovvero Massimiliano I, incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero nel 1493 (appartenente alla casata degli Asburgo e quindi un personaggio anche alquanto significativo per una band austriaca). Certo, da una lettura dei testi, ci è apparso piuttosto arduo individuare autentici riferimenti storici, ma ciò che sembra in qualche modo stare a cuore ai Serenity è il fatto di creare un contesto dentro cui inserire la propria musica tale da far pensare a re, castelli ed epiche battaglie.
“The Last Knight” è dunque un disco di metal melodico, con qualche incursione nel più classico power metal tedesco, che alterna brani più veloci e potenti con una serie di midtempo o autentiche ballate. Appartengono a questo secondo gruppo “My Farewell” (a parere di chi scrive, in tutta sincerità, non sfigurerebbe in un film della Disney), ma soprattutto la bellissima “Souls And Sins”, non a caso proposta anche in versione interamente acustica. In generale, tuttavia, la band dà il meglio di sè quando riesce a dare un po’ di ritmo alle proprie melodie e, possibilmente, quando inserisce anche cori imponenti: in tal senso, si mettono in evidenza brani davvero ben riusciti come “Invictus”, “Queen Of Avalon”, “Down To Hell” e “Wings Of Pride”. Su “My Kingdom Comes”, i Serenity introducono elementi un po’ diversi, come passaggi in growl o inserti di violoncello e chitarra acustica, per quanto poi il ritornello sia marcatamente power con voce alta e ritmica veloce coadiuvata doppia cassa. La titletrack, invece, è la tipica intro strumentale, che nel caso di specie fa pensare però ad un’ideale colonna sonora di un videogioco di ambientazione medievale.
Insomma, i Serenity, forti dei buoni risultati ottenuti con i precedenti lavori, vanno molto sul sicuro e giocano su un campo a loro molto congeniale: anche stavolta ritroviamo, in effetti, ottime canzoni per quanto ci saremmo aspettati magari qualche soluzione un po’ più particolare, avendoci loro abituati a qualche guizzo, qualche colpo di genio, che stavolta alla fine non arriva. Va comunque bene così e chi li segue e li apprezza non rimarrà di certo deluso, così come, in generale, riteniamo che la band incontrerà i favori di chi ama il power metal e il metal melodico ma abbia ancora scarsa confidenza con il loro moniker e la loro musica.