6.5
- Band: SERIOUS BLACK
- Durata: 00:53:23
- Disponibile dal: 25/2/2022
- Etichetta:
- AFM Records
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Tenendo conto della separazione da un vocalist portentoso come Urban Breed, ennesima grave perdita in casa Serious Black, le aspettative per il nuovo lavoro non potevano che essere relativamente al di sotto rispetto alle occasioni precedenti, anche se le speranze per un degno seguito del convincente “Suite 226” sono rimaste vive fino all’ultimo. Adesso che abbiamo avuto modo di ascoltare questo fiammeggiante “Vengeance Is Mine” possiamo dire che la partenza del precedente frontman pesa tutto sommato meno di quanto ci saremmo aspettati sul risultato finale quantomeno in termini esecutivi, perché il nuovo ingresso Nikola Mijic a livello di timbrica ed estensione si discosta relativamente poco dal suo più illustre collega, anche se risultano ancora da verificare le sue capacità in sede live.
Venendo al disco, l’inizio con “Rock With Us Tonight” è potente e grintoso, con una scelta dei riff di chitarra efficace e una cadenza generale che si sofferma su ritmiche medie e possenti in pieno stile power teutonico, abbinate come prevedibile ad un ritornello melodico che di fatto introduce gli ascoltatori alle doti vocali di colui che da meno di un anno impugna il microfono tra le fila dei Serious Black. La sua prova rimane convincente e ficcante per l’intero ascolto, indipendentemente dal fatto che il mood sia luminoso, come in “Out Of The Ashes”, o parzialmente più malinconico come in “Fallen Hero”. Queste due tracce appaiono gradevoli, seppur in misura minore rispetto al brano di apertura per via di una incisività meno percettibile, mentre per quel che riguarda “Senso Della Vita” è innegabile che un sorriso sia d’obbligo: difficilmente ci saremmo aspettati che una band in parte tedesca, in parte austriaca e in parte ceca avrebbe scelto proprio l’italiano per rappresentare non solo il titolo, ma anche il ritornello stesso di un brano dalla parvenza forse un po’ triste, ma dotato di un coinvolgimento generale non indifferente, soprattutto nei momenti finali in cui il ritmo accelera in vista della ballad “Ray Of Light”. Questa ci ha ricordato per certi versi alcune note ballate degli Helloween, anche se con un retrogusto un po’ scolastico, stemperato solo dagli sporadici inserti in voce growl. In ogni caso, fino a una parzialmente più aggressiva “Soul Divider”, che musicalmente non stonerebbe all’interno di un lavoro dei Brainstorm, la proposta sembra comporsi di alti e bassi, anche se non mancano soluzioni convincenti come gli inserti di tastiera gestiti da Bob Katsionis, ben percepibili anche in “Tonight I’m Ready To Fight” – che fortunatamente permette alla metà esatta del disco di elevarsi al di sopra di quanto venuto prima grazie a soluzioni colleriche e accattivanti, meno allineate ad un andamento generale che inizia già ad accusare il colpo.
I problemi principali di questo lavoro sono essenzialmente due: la piattezza generale che mette a segno poche sferzate stilistiche e la durata generale decisamente troppo corposa per un prodotto di questo tipo – e se con il settimo pezzo abbiamo a malapena scalfito la seconda metà risulta facile capire il perché di questa critica. Anche “Just For You” e “Soldiers Of Eternal Light” in un’ottica generica funzionano e intrattengono, ma anche in questo caso nessuna delle due riesce a spiccare o a donare una marcia in più ad un album che, man mano che lo si ascolta, continua imperterrito ad attestarsi su livelli buoni, ma molto lontani dall’eccellenza. Nemmeno con la seconda ballad “The Story” sopraggiunge il proverbiale colpo di reni, di cui sembriamo riceverne giusto un accenno grazie a “Queen Of Lies”, la quale puntualmente dopo un caloroso inizio si omologa all’andamento generale.
L’accoppiata conclusiva composta da “Album Of Our Life” e “Alea Lacta Est” non fa granché per chiudere in bellezza un prodotto che, detto francamente, delude parzialmente chi comunque ha sempre trovato ottimi spunti nella discografia dei Serious Black, la cui travagliata storia ha più volte raffreddato le aspettative di quel pubblico che aveva iniziato vedendoli come l’unione di assi come Thomen Stauch e Roland Grapow, senza i quali la band si è difesa comunque piuttosto bene per anni. Giunti a questo punto ci domandiamo se il destino possa avere davvero in serbo per loro qualcosa in più rispetto alla permanenza all’interno di un sottobosco power in cui, oggi come oggi, sussistono formazioni drasticamente più efficienti.