SEVEN IMPALE – Summit

Pubblicato il 23/05/2023 da
voto
8.0
  • Band: SEVEN IMPALE
  • Durata: 00:43:55
  • Disponibile dal: 26/05/2023
  • Etichetta:
  • Karisma Records

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Nel 2020, il chitarrista degli Enslaved Ivar Bjørnson, da noi intervistato in occasione dell’uscita di “Utgard”, ci parlò di una frizzante scena norvegese in ambito prog e ci nominò in particolare i Seven Impale, nelle file dei quali milita il suo compagno di band Håkon Vinje. Per gli appassionati di queste sonorità, la formazione di Bergen già allora non era di certo una sorpresa: nati nel 2010, i nordici hanno alle spalle due album acclamati come l’esordio “City Of The Sun” e “Contrapasso”, realizzato ormai sette anni fa, anche se l’effettiva consacrazione, perlomeno all’interno dei circuiti metal, è stata definitiva proprio con l’innesto del tastierista nella line-up degli Enslaved.
La musica del sestetto, semplificando in maniera riduttiva, potrebbe essere definita come un progressive rock dalle tinte jazz ed una marcata impronta heavy.
I loro pezzi seguono una libertà espressiva memore della lezione di Frank Zappa, nel senso che, durante l’ascolto, è impossibile intuire ciò che seguirà, eppure raramente l’impressione che se ne trae è quella di trovarsi di fronte a qualcosa di confuso o casuale; tutto è reso in maniera totalmente imprevedibile, forti di elevate capacità compositive oltre che di una strabiliante tecnica strumentale.
Il nuovo album “Summit”, giunto finalmente a destinazione dopo una lunga attesa dovuta non solo agli impegni con altre band ma anche a vicende personali di alcuni fra i musicisti, intraprende in modo ancor più deciso la strada della sperimentazione, con quattro imponenti brani che superano spesso i dieci minuti di durata e scorrono liberi da qualsiasi schema riconoscibile. In generale, il punto di riferimento principale sono i King Crimson, soprattutto per quei riff angolari che costituiscono l’ossatura di un brano come “Hunter”, stemperati dal sassofono e dal pianoforte, prima di un’esplosione sonora che è pura pazzia. “Hydra” ci porta in una colonna sonora degli anni ’70, con le sue atmosfere dense e fumose e qualche divagazione nello stile degli ultimi Opeth, mentre “Ikaros” è un hard rock alla Motorpsycho, con alcune parentesi vicine ai Voivod, che all’improvviso vira verso un delirio jazzistico stralunato; come già accennato, la presenza di Håkon Vinje ha portato molto agli Enslaved ma, allo stesso tempo, il tastierista deve aver preso qualcosa in cambio, ed è evidente nelle parti più arcigne di questo brano. “Sisyphus” è l’episodio più complesso ed alterna chitarre roboanti e momenti più liquidi, con una psichedelia latente a fare da sottofondo, in tredici minuti in cui non si nota il minimo calo di tensione, nonostante lo svolgimento non sia dei più lineari. Sempre notevoli in quanto ad espressività le linee vocali del cantante Stian Økland che, in parallelo alla sua attività nel gruppo, si è creato una carriera da cantante d’opera.
“Summit” è un album che non delude le altissime aspettative di chi conosce i Seven Impale da anni, coerente con quanto fatto in passato pur evidenziando un’ulteriore evoluzione; consigliato agli appassionati di progressive di vedute più aperte ed utile a comprendere, tanto per tornare ad inizio recensione, la scena musicale da cui hanno attinto ispirazione gli Enslaved per le loro ultime opere.

TRACKLIST

  1. Hunter
  2. Hydra
  3. Ikaros
  4. Sisyphus
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