7.5
- Band: SEVENDUST
- Durata: 00:45:35
- Disponibile dal: 11/05/2018
- Etichetta:
- Rise Records
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In attesa di festeggiare l’anno prossimo il quarto di secolo di attività – un’enormità soprattutto all’interno di un genere pieno di band ‘usa & getta’ come il nu-metal, e a maggior ragione considerando che la line-up, al netto di una breve parentesi senza Clint Lowery, è la stessa di sempre – tornano i Sevendust con il loro dodicesimo album in studio, primo sotto l’egida della Rise Records. Il cambio di etichetta non è però l’unica novità, visto che, dopo una serie di dischi autoprodotti, il quintetto di Atlanta è tornato a lavorare con un produttore esterno, Michael Baskette, con il dichiarato intento di riprendere a livello di produzione le atmosfere dei loro primi lavori, in una sorta di reboot di “Home”. Stante questa premessa, è noto ai più come i 7Dust abbiano fatto della coerenza stilistica un marchio di fabbrica, per cui anche stavolta non si segnalano particolari stravolgimenti rispetto al passato recente; nondimeno, canzoni come “Dirty”, “Unforgiven” e “Sickness” sembrano spinte da una marcia in più, unendo l’aggressività degli esordi con la maturità compositiva sviluppata in tutti questi anni anche al di fuori della band madre (oltre ai Projected e ai Call Me No One, è in arrivo anche un solo project di Witherspoon). Aggiungiamoci sul finale un paio di pezzi dal fascino più misterioso – “Not Original” e “Life Deceives You”, in cui suadenti note di pianoforte ci trasportano in una dimensione in stile Stranger Things – ed ecco spiegato il mezzo punto in più di “All I See This War” rispetto al suo predecessore, a conferma di una band che, nonostante sia ormai prossima alle nozze d’argento, non ha perso la passione e l’ispirazione degli esordi. Tu chiamali, se vuoi, i Motorhead del nu-metal.