8.0
- Band: SEVENDUST
- Durata: 00:49:20
- Disponibile dal: 23/10/2020
- Etichetta:
- Rise Records
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Guerra e pace. Non stiamo parlando di uno dei capolavori della letteratura russa – nè, per restare in tema, dei recenti lavori di Demon Hunter, Seether o Adelitas Way – ma dei Sevendust, che dopo le dichiarazioni belliche di “All I See Is War” tornano con “Blood & Stone” ad un concept/artwork più zen. Quello che non è cambiato, fortunatamente, è la qualità del quintetto di Atlanta, sempre più vicino ai Deftones: oltre ad essere accomunate dall’anzianità di servizio e dallo stile inconfondibile dei frontman, entrambe le band non hanno mai rilasciato in carriera un disco che si possa davvero definire brutto, e col passare degli anni sembrano vivere una sorta di seconda giovinezza. Se il suo predecessore lo avevamo definito come un reboot di “Home”, questo tredicesimo lavoro può essere identificato come l’ideale punto di contatto tra il riffing nu-metal di “Animosity”, l’accessibilità di “Seasons” e la raffinatezza elettronica di “Chapter VII: Hope & Sorrow”, il tutto impreziosito dalla potente produzione di Michael Baskette. La tripletta d’apertura (“Dying To Live”, “Love” e la quasi titletrack “Blood From A Stone”) lasciano pochi dubbi a riguardo, ma anche negli episodi più soft (“Feel Like Going On”, “Nothing Left To See Here Anymore” e “Criminal”), la magia è assicurata dalla suadente timbrica di Lajon. Divertimento assicurato anche nel lato B (un esempio su tutti “Against The World”, da ascoltare anche solo per il drumming di Morgan Rose), mentre merita una menzione a parte la cover finale di “The Day I Tried To Live” dei Soundgarden, ideale seguito di “Angel’s Son” nel tributare due grandi cantanti scomparsi troppo presto (Lynn Strait allora, Chris Cornell ora). Come si diceva ai tempi del Totocalcio, i Sevendust con “Blood & Stone” hanno letteralmente ‘fatto 13’, sfornando il loro miglior lavoro dai tempi del sottovalutato “Alpha”.