6.0
- Band: SHADE OF SORROW
- Durata: 54:02:00
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Con il progetto Shade Of Sorrow ci si addentra nell’ostico e spesso incompreso mondo dei dischi strumentali: Marco Zambardi è il tastierista degli Althea, gruppo prog originario di Milano e dintorni, ed è l’unico componente di questa one-man band. Facile da ciò dedurre, quindi, come il lavoro in esame sia fondato su sonorità derivanti da pianoforte, tastiere e sintetizzatori, simulanti anche diversi tipi di archi, il tutto filtrato attraverso le rigide meccaniche del computer; “Nemesis” non è un album nuovo di zecca, risale bensì al 2002, composto ed assemblato in circa un anno. L’intento di Marco è stato quello di creare musica che sappia dare emozioni, visionaria e ricca di feeling, simile a colonna sonora. Dimenticate però film quali “Braveheart” o “Il Signore Degli Anelli”…non c’è molta epicità nel sound degli Shade Of Sorrow, le composizioni preferiscono adagiarsi su partiture gotico-decadenti, sfocianti sì, a volte e per forza, nell’epico, quello sofferto ed intimista, non certo quello di battaglie sotto cieli plumbei e che coinvolgono guerrieri d’altri tempi. Chi ascolta viene lentamente assorbito in un limbo ipnotico, un torpore estatico che ammalia; ma, se da una parte questo aspetto può venir considerato un pregio, dall’altra rappresenta anche il maggior difetto di “Nemesis”: l’ascolto di pezzi interamente strumentali è già piuttosto impegnativo di per sé (se ci si mette nei panni del metallaro medio), in quanto è arduo mantenere vive la concentrazione e l’attenzione dovute per il tempo necessario, e perciò una suite lunga 20 minuti, quale è “Beyond The Silence”, è davvero dura da digerire, pur essendo dotata di buoni spunti ed idee, i quali, a mio parere, potevano essere sviluppati e/o arricchiti in modo più efficace. Molto meglio, infatti, le melodie malinconiche della breve “An Autumn’ Shade”, con un toccante giro di pianoforte a rallentare il battito cardiaco, oppure il sentito cordoglio per le vittime della strage dell’11 settembre 2001, rievocate nel requiem “Hollow Soul”. Una musica che si muove e muta con lentezza , evolve dolcemente nei suoi saliscendi d’umore…una musica che soddisfa solo in parte e a sprazzi. Maggior cura, estro e fantasia andavano forse riservati agli arrangiamenti, irrobustendo e, contemporaneamente, snellendo le composizioni tramite l’accorciamento del minutaggio delle song più elaborate. Sicuramente questo è un album non facile, pazienza e acume sono indispensabili per apprezzare pienamente le note di “Nemesis”, e la sua capacità di generare immagini, all’inizio sfocate, poi man mano più delineate, potrebbe rappresentare un ottimo punto di partenza per nuovi sviluppi…Sufficienza rosicchiata.