7.0
- Band: SHADOWS FALL
- Durata: 00:47:25
- Disponibile dal: 27/01/2003
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Self
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Forse irritati dal fatto di aver ceduto una propria creazione a gente come gli svedesi, gli americani sembrano avere tutta l’intenzione di riportare il thrash in patria mandando avanti gli Shadows Fall, band che, pur vantando una militanza nell’underground piuttosto lunga, non ha vissuto i tempi d’oro del genere per problemi meramente anagrafici. Ecco dunque che questi cinque ragazzi del Massachusetts si mettono idealmente a capo di un comitato per la rinascita di un thrash made in USA e lo fanno sfornando “The Art Of Balance”, quarto e di gran lunga più ispirato album della band statunitense. Si definiscono ‘heavy metal for rock fans’ (???) ma, come spesso accade, la ricercatezza della forma tradisce l’estrema semplicità della sostanza: thrash metal. Certo, le commistioni con altri canovacci musicali, inevitabili in era di crossover totale, ci sono, ma rimangono limitate a certe interessanti incursioni in territorio hardcore, insite peraltro nel DNA del genere (pensiamo ad Anthrax, ma anche a certi Megadeth…). Buono l’approccio vocale di Brian Fair, che non ci risparmia ruggiti che ricordano i The Haunted e non si lascia scappare il suo quarto d’ora di gloria inseguendo Joey Belladonna in vocalizzi che ricalcano quelli dell’ottimo ex-cantante degli Anthrax. La struttura delle composizioni è classica che più classica non si può, legata a doppio filo agli stilemi del genere, spesso ‘sporcata’ da una vena melodica non disprezzabile, ma sempre rispettosa della tradizione musicale alla quale si rifà. Se da un lato gli Shadows Fall possono dire di avere dalla loro una buona dose di personalità, soprattutto per quanto riguarda l’approccio vocale, dall’altro è necessario sottolineare certe ingenuità di songwriting, certe piccole banalità disseminate qua e là per l’album (il riff iniziale di “A Fire In Babylon” la dice abbastanza lunga…) e, soprattutto, una produzione che non esalta certamente la componente più aggressiva del sound degli americani. Band da tenere d’occhio. Plauso per la bella cover di “Welcome To The Machine” dei Pink Floyd.