7.5
- Band: SHAI HULUD
- Durata: 00:34:07
- Disponibile dal: 19/02/2013
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Sony
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Da un po’ di tempo la definizione ‘metal-core’ ha acquisito un’accezione a dir poco elastica. Non appena si è in odore di qualcosa che rimanda lontanamente ad un non so che di “contaminato”, viene chiamato in causa questa espressione, che alla lunga ha perso la sua valenza né più né meno di come possono risultare generici i vari ‘metal’, ‘punk’, ecc. Premesso questo, va naturalmente chiarito che, almeno una volta, gli Shai Hulud erano considerati tra i padri del metal-core, almeno per quanto concerne il termine vero e proprio, anche se poi – come è chiaro ascoltando le loro opere – essi hanno sempre avuto poco o nulla a che fare con quanto è stato partorito sotto questa insegna in gran parte della scena metal e hardcore internazionale negli ultimi quindici anni. Giusto qualche pubblicazione sotto etichette come la Revelation (il cui roster è peraltro sempre stato di ampie vedute), oppure come la Metal Blade, che, avendo gli Shai Hulud sotto contratto già dall’ultimo “Misanthropy Pure”, procede ora a rilasciare anche questo atteso “Reach Beyond The Sun”, che, grazie al ritorno (in studio) del vocalist originario Chad Gilbert, si sta rivelando uno dei dischi più chiacchierati di inizio 2013. L’album è stato annunciato con abbondante anticipo dal singolo/title track e, a conferma di quello che aveva promesso, ci ritroviamo ora con queste undici piacevolissime canzoni nel classico stile Shai Hulud, tra hardcore tardo ottantiano, thrash e importantissime derive progressive. Matt Fox, chitarrista e figura centrale della band, rimane però più aderente alla forma canzone in questo nuovo lavoro, favorendo sonorità più spinte e melodiche, piuttosto che propendere spesso e volentieri per avvitamenti cervellotici e suggestioni visionarie, come invece si poteva ravvisare in “That Within Blood Ill-Tempered” o nel suddetto “Misanthropy…”. Viene posto in risalto il particolarissimo gusto melodico di Fox, che alla sei corde flirta con Voivod, Chain Of Strength, Strongarm e Testament con naturalezza sovrumana, ma questa volta trovano un ruolo da protagonisti anche una sezione ritmica più lineare del solito e, ovviamente, la potenza di Gilbert dietro al microfono; saggia scelta, perché la schiettezza del risultato ben si addice alla natura di questo platter, che in più di un’occasione – come ampiamente previsto – rimanda con prepotenza allo storico debut “Hearts Once Nourished With Hope And Compassion” (1997). Fra i cosiddetti pionieri del metal-core, gli Shai Hulud sono sempre stati quelli più propensi a sperimentare, ma questa volta non è affatto difficile scorgere nei brani lo stesso spirito che animava la band negli anni Novanta. Se fosse uscito allora, “Reach Beyond The Sun” sarebbe diventato una pietra miliare; oggi è “solo” un bel disco. Davvero un bel disco.