7.5
- Band: SHARKS IN YOUR MOUTH
- Durata: 00:42:30
- Disponibile dal: 21/07/2019
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Dopo averli conosciuti nel 2016 con “Promises”, onesto esempio di metalcore secondo dettami d’oltreoceano, avevamo un po’ perso le tracce degli Sharks in Your Mouth, salvo ritrovarli di recente in tour di fianco ai Destrage, a poche settimane dall’uscita del nuovo “Sacrilegious”. Leggendo le note biografiche, apprendiamo che il secondo lavoro della formazione tricolore è basato su un concept (introdotto dal primo singolo “The Covenant”, rilasciato nel 2017) ambientato nell’Italia centrale di fine ‘700, e incentrato su una setta (il ‘Primo Ordine’) che vuole decidere il futuro dell’umanità, resa riconoscibile dalle ‘lacrime nere’ presenti nei live sul volto della band stessa. Tralasciando per un attimo l’aspetto lirico (comunque interessante e non certo abituale per il genere), anche dal punto di vista musicale, complice l’entrata in formazione del nuovo chitarrrista Valerio Quirin, è evidente l’intento dei Nostri di discostarsi dagli stereotipi -core che ne avevano limitato un po’ l’esordio, muovendosi verso sonorità più intricate e, soprattutto, arrricchendo il sound con orchestrazioni e arrangiamenti funzionali alla trama narrata. Detto che il primo impatto è un po’ straniante (in alcuni passaggi sembra quasi di sentire una versione djent dei Secret Sphere), l’obiettivo di uscire dal mucchio può dirsi pienamente raggiunto, e pezzi come la title-track, “Dethroned” (con un eccellente assolo del guitar hero Daniele Gottardo), la più accessibile “This Is Gonna Hurt” (sulla scia dei BMTH di metà carriera) o la corale “Fall (The Covenant, Part 2)” riescono ad amalgamare alla perfezione le due anime, creando quello che potremmo semplicisticamente definire come symphonic-djent. Per i fan più nostalgici, e per movimentare la tracklist, non manca qualche pezzo più old-style, tra i riff torci-clavicole di “The Covenant” e le parti rappate di “Fear Me, Feed Me” (ricordate la cover di Eminem?), ma tutto viene rivisto secondo la nuova sensibilità, confermando il percorso di crescita intrapreso dagli squali adriatici. Tra dissonanze e barocchismi, un netto passo avanti nella giusta direzione, per una band pronta ora a giocarsi le proprie carte anche fuori dai confini nazionali.