8.0
- Band: SHINEDOWN
- Durata: 00:44:10
- Disponibile dal: 10/04/2012
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
Spotify:
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Se i primi due dischi “Leave A Wishper” e “Us And Them” hanno subito creato una solida base di fan nella natia America, è solo con il terzo capitolo “The Sound Of Madness” che gli Shinedown hanno sfondato definitivamente in tutto il pianeta. La band proveniente dalla Florida in realtà deve ancora consolidare al meglio il proprio status tra le migliori (hard) rock band in circolazione, perlomeno nel Vecchio Continente, ed il nuovo “Amarillys” sembra fatto apposta per fugare qualsiasi dubbio sulle capacità compositive del quartetto d’Oltreoceano. Il quarto capitolo in studio sulla lunga distanza degli Shinedown non si discosta più di tanto dalle sonorità cui la band ci ha abituati, puntando forte su un hard rock di stampo moderno, che soprattutto nelle linee vocali non è immune da riferimenti grunge o più classicamente rock. Il più o meno naturale processo evolutivo degli Shinedown ci regala un songwriting raffinato e vario, con una maggior presenza di tastiere ed orchestrazioni. All’interno del disco non mancano episodi accelerati in cui la band mostra gli artigli pensando all’opener “Adrenaline”, ad “Enemies” o all’ottima “For My Sake”, tuttavia rispetto al passato le sonorità sembrano come levigate da un tappeto di tastiere e talvolta orchestrazioni. Il cantante Brent Smith si conferma uno dei numeri uno nel genere, regalando una prestazione eccellente per tecnica ed interpretazione, convincendo tanto sulle partiture grintose quanto nei frangenti più romantici ed emozionali. Il resto della band si conferma solido e perfettamente funzionale ad un progetto che mette davanti a tutto la canzone – un punto, quest’ultimo, apparentemente semplice, ma invero non scontato in grado di rendere il songwriting pressoché inappuntabile. Si potrebbe discutere a lungo sulla vena radiofonica degli Shinedown (peraltro già ampiamente palesata nel precedente “The Sound Of Madness”), ma al cospetto dell’ottimo singolo “Bully”, delle perfette interazioni tra archi e chitarre nella bellissima “Unity” o delle sontuose linee vocali che imperlano tutte le canzoni del disco, nessuna esclusa, non è opportuno fare troppe disquisizioni sul suono più o meno appuntito di chitarre e batteria o sull’utilizzo di fiati nella gradevolissima “I’m Not Alright”. La sensazione è che dopo i recenti successi europei di Alter Bridge e Stone Sour la Roadrunner abbia, a ragione, puntato forte su una band dalle simili coordinate stilistiche, pur orientata maggiormente all’universo rock. Il potenziale degli Shinedown è devastante e a chi non se n’è ancora accorto basteranno pochi ascolti di “Amaryllis” per rendersene conto.