8.0
- Band: SHINEDOWN
- Durata: 00:48:54
- Disponibile dal: 01/07/2022
- Etichetta:
- Warner Bros
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La fine del mondo come lo conosciamo è vicina. Prendiamo spunto dal futuro distopico descritto in “Planet Zero” per introdurre la nuova fatica degli Shinedown, che probabilmente non cambieranno le sorti dell’umanità ma si confermano una volta di più come uno dei gruppi cui passare il testimone quando le rockstar degli anni ‘80/’90 andranno in pensione. Lontani anni luce (almeno in apparenza) dallo stereotipo ‘sex & drugs’, la formazione di Jacksonville punta tutto sul rock’n’roll, grazie un sound sì radio friendly ma ben superiore alle frequenze medie di Virgin Radio. L’opener “No Sleep Tonight”, preceduta dalla la breve strumentale “2184” propedeutica al futuro distopico di cui sopra, è una frustata con un riffing al limite del thrash e un tiro che non sentivamo dai tempi di “Devour”, ma già dalla successiva title-track si torna su territori più abituali, con il diciassettesimo singolo entrato al numero uno della Billboard Rock Chart (record assoluto): non una hit immediata, ma un pezzo capace di crescere con gli ascolti. Gran parte del merito, come d’abitudine, è da attribuire alla calda timbrica di Brent Smith, che qui più che mai ha modo di cullarci con una serie di brani lenti: “Dysfunctional You”, “A Symptom Of Being Human”, “Daylight” e “Hope” sono tutti pezzi commoventi nella loro semplicità, ma nonostante (o grazie a?) un retrogusto da teen drama (“Melrose Place”, “Dawson’s Creek”, “Orange County” o “Glee”: scegliete voi a seconda dell’età di riferimento) riescono a far sciogliere anche chi all’epoca era ‘troppo vecchio per queste stronzate’ (cit.), confermandone lo status di Creed del nuovo millennio. Se il comparto ballad resta quello più peculiare, non mancano i pezzi dal voltaggio più elevato: oltre all’opener citiamo in questo senso i riffoni ribassati di “Dead Don’t Die”, le schitarrate in stile primi Muse di “The Saints Of Violence And Innuendo” e il punk-grunge di “Army Of The Underappreciated”, all’insegna di un ‘more the same’ che si arricchisce di qualche sfumatura inedita. Al netto dei numerosi interludi – ben sette, riducendo quindi la tracklist regolare a tredici brani – non mancano poi all’appello i brani più divertenti: dalla marcetta “America Burning” all’andante con moto di “What You Wanted” passando per il bang-bang-bang di “Sure Is Fun” anche qui non s’inventa nulla, però tutto funziona bene al punto da stampare un sorriso grande così ad ogni ascolto. Dopo “Amaryllis” e “Attention Attention” un altro centro pieno per gli Shinedown, tra i protagonisti indiscussi della moderna scena alternative: commerciali finché si vuole, ma col cuore dalla parte giusta.