7.5
- Band: SHINING (SWE)
- Durata: 00:48:47
- Disponibile dal: 23/09/2013
- Etichetta:
- Dark Essence Records
- Distributore: Audioglobe
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Bisogna essere un po’ pazzi ed incoscienti per voler andare a risuonare delle vecchie canzoni amate dai fan e che sono assolutamente perfette. Scelte simili solitamente si sono concluse in modo più o meno disastroso se pensiamo ad alcuni tentativi fatti da gruppi black metal come Burzum e Dimmu Borgir, che hanno voluto risuonare i brani di vecchi loro album. Anche Kvarforth è cascato nella tentazione di ridare vita a vecchi brani del passato, ma rispetto ai gruppi sopra citati, la sua è stata una scelta intelligente ed il risultato è molto buono. Per questo motivo il nuovo “8 ½ – Feberdrömmar I Vaket Tillstånd” non è proprio da considerarsi come il nono vero e proprio album della band. Forse l’aver ripreso in mano i vecchi brani ed averli studiati nuovamente ha dato a Kvarforth una rinfrescata sul sound unico che aveva il suo gruppo anni fa e che ha affascinato migliaia di amanti del black metal. Chissà che tale riscoperta non riporti gli Shining più vicini al sound originario, perché ultimamente la band ha dimostrato di correre il rischio di andare un po’ alla deriva. E dunque ecco rispuntare fuori dal cilindro brani ripresi dal periodo d’oro degli album “Livets Ändhållplats” e “III: Angst”. Brani ripescati nella loro versione originale, quella della pre-produzione e ripensati attraverso l’introduzione di nuove linee di basso e chitarra registrate per l’occasione. Da segnalare anche l’introduzione di un elemento nuovo che nelle versioni originali non esisteva: l’utilizzo dei synth suonati da Lars Fredrik Fröslie (ex Angst Skvadron ed Asmegin). Un’assoluta novità se pensiamo che i synth sono stati introdotti dalla band svedese solamente a partire dal sesto album. Non solo, Kvarforth ha voluto chiamare diversi cantanti e ogni brano viene cantato, anche in una lingua diversa da quella della versione originale, da un guest diverso. Gli ospiti, e non poteva essere diversamente, sono di un certo calibro: c’è Attila Csihar e la sua prestazione come sempre è inarrivabile, ma c’è anche Maniac che grida tutta la sua rabbia su Black Industrial Misery”, ovvero “Svart Industriell” presente su “III: Angst”. C’è anche Gaahl in gran forma presente su “Sjalvdestruktivitetens Emissarie”. Ciò che sorprende è l’intelligenza degli Shining nell’aver saputo mantenere la bontà delle ottime song passate e aver davvero saputo dar loro una nuova dimensione. Sicuramente l’atmosfera funerea e depressive si è affievolita, e questo a molti non piacerà, ma brani come “Svart Industriell” o la stessa “Sjalvdestruktivitetens Emissarie” hanno acquisito una dimensione nuova, più eterea ma anche splendidamente ipnotica. L’utilizzo dei synth viene fatto intelligentemente in modo non invadente, ma è comunque capace di lasciare un segno decisivo sulla release, aumentando il feeling di astrazione di alcuni brani. Il nuovo pathos dato ai vecchi brani è suadente, come il canto ipnotico delle sirene difficilmente resistibile. Fermo restando che i due album non avevano alcun bisogno di modifiche perché erano e rimangono due capolavori di depressive black metal, è anche vero che Kvarforth è riuscito, contro ogni pronostico, a sviscerare dal loro corpo una nuova creatura, una nuova versione convincente. “Terres Des Anonymes” ovvero “Fields Of Faceless” è forse una delle nuove versioni migliori perché qui il brano viene proposto in maniera più dinamica senza perdere il suo feeling di cupa disperazione. “Ett Liv Utan Mening” è invece il brano che forse più rimane fedele alla versione presente su “Livets Ändhållplats”, ma è andata un po’ persa l’atmosfera cupa e malata originale a discapito di una produzione più limpida ed un mood più freddo e dinamico. Complessivamente la produzione del CD è molto tersa e gelida, e potrebbe esser ripresa in futuro per la realizzazione di un nuovo album di brani inediti. Speriamo che questa immersione nel passato abbia ispirato nuovamente gli Shining per riprendere la via maestra dopo tante, e forse troppe, sperimentazioni. Un azzardo discografico, ma dal risultato sorprendente. L’artwork, finalmente, è intrigante e aggiunge un piccolo motivo di interesse in più. I fan della band sono invitati a studiare attentamente quanto fatto dalla band, gli spunti per diverse riflessioni non mancano.