7.0
- Band: SHINING (NOR)
- Durata: 00:57:14
- Disponibile dal: 25/01/2010
- Etichetta:
- Indie Recordings
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Sfuggono a qualsiasi catalogazione i norvegesi Shining, forse meno conosciuti nell’ambiente metal rispetto agli omonimi blackster svedesi ma con un discreto numero di seguaci della scena progressive e jazz. Con un titolo spiazzante come “BlackJazz” gli scandinavi arrivano alla quinta pubblicazione ufficiale: partito come progetto del polistrumentista Jørgen Munkeby, il combo ha saputo progredire ed estremizzare in maniera sensibile la propria proposta incorporando elementi assimilabili all’ambiente metal. Preparatevi ad un viaggio ai confini dell’estremismo sonoro: nella musica degli Shining nulla è umano, a cominciare dai suoni e dalla volontà di non porre limiti alla propria creatività, come dimostra l’intenzione di rendere più accessibili e meno complesse – ma non per questo meno estreme – le composizioni rispetto al precedente e pluri-acclamato “Grindstone”. Samplers, chitarre dai suoni alieni e non ultima la follia del saxofono di Jørgen, già apprezzato ospite sull’ultimo lavoro solista di Ihsahn: il mix di suoni elettronici e voci filtrate funziona senza grossi problemi a patto di non aspettarsi nulla che assomigli anche solo lontanamente ad un riff di chitarra, a sfuriate di doppia cassa o ad altri elementi tanto cari alla maggioranza delle uscite dell’ambiente metal. Tracce come l’apripista “The Madness and the Damage Done”, il singolo “Fisheye” o la lunga e cangiante “Blackjazz Deathtrance” rappresentano alla perfezione i contenuti di questo lavoro con i loro ritmi ossessivi ed oscuri che non cedono mai alla tentazione di introdurre qualche melodia catchy o qualche ritornello di facile assimilazione. Degna di nota la rivisitazione della celeberrima “21st Century Schizoid Man” dei King Crimson, che vede come guest dietro al microfono Grutle Kjellson dei conterranei Enslaved. “BlackJazz” è senza alcuna ombra di dubbio un album spiazzante e che, data la sua particolarità e lontananza dall’ambiente metal, non potrà trovare il consenso di tutti: la prolissità del lavoro e l’eccessiva ripetitività di alcune strutture non giocano sicuramente a favore dell’assimilabilità del lavoro. Data la particolarità del lavoro e la forte volontà di proporre qualcosa di nuovo e di sicuro valore non si può fare altro che promuovere quest’ultima fatica di casa Shining: non fatevi scappare l’opportunità di ascoltare qualche traccia dal loro MySpace… non sarà tempo perso!