8.0
- Band: SHINING (NOR)
- Durata: 00:35:07
- Disponibile dal: 04/06/2013
- Etichetta:
- Indie Recordings
- Distributore: Audioglobe
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Questo è il sesto album degli Shining norvegesi ma il gruppo è assurto alla notorietà con “Blackjazz”, quinto CD edito nel 2010 che è riuscito nella impossibile (ai più) impresa di coniugare musicalmente il black metal con il jazz. Se vi fidate del vostro recensore di turno, allora sappiate che le capacità strumentali dei cinque temono poca concorrenza. Partiti nel 2001 con un jazz molto energico, man mano gli Shining hanno inglobato l’elettricità del metal e del rock fino ad arrivare appunto con “Blackjazz” al punto di rottura, quello di non ritorno, quando scolpirono un lavoro così musicalmente difficile ma allo stesso tempo coinvolgente fino all’inverosimile, dove la sezione ritmica si fondeva con sassofono e altri strumenti non convenzionali creando un amalgama micidiale in quanto ad impatto. Il responsabile di tutto ciò è Jørgen Munkeby, polistrumentista e produttore nonché genio creativo del gruppo. Troppo impegnato dal jazz negli esordi degli Shining, l’artista ha confessato di essere ripartito dai Death e dagli Emperor negli ascolti fino ad arrivare alla svolta metal degli ultimi due album. Ma veniamo al disco: rispetto al precedente lavoro, “One One One” è decisamente più accessibile, più metal in definitiva. Tutte le tracce sono cantate e anche le strutture ritmiche assomigliano molto a quello che siamo abituati ad ascoltare. Di contro però – e di positivo, quindi – c’è che gli Shining non hanno dimenticato gli arrangiamenti strambi e vari, con sassofono e altro, per impreziosire l’industrial metal di questo album. Se l’anthem “I Won’t Forget” vi attanaglierà col suo massiccio impatto, ecco che ci penserà subito “The One Inside” a mostrare una sfaccettatura più melodica e calma del gruppo. “Off The Hook” procede su questo sentiero, ritmi avvolgenti e mai esasperati con le tastiere ad arrangiare questa volta. Fantastica anche “How Your Story Ends”, introdotta da un assolo di Sax da brivido. L’intera scaletta non ha punti deboli, tutte le canzoni sono curate e arrangiate nei minimi dettagli. Con reminiscenze dei mitici Naked City in alcuni brani e con un feeling Nine Inch Nails esasperato in altri, “One One One” vi risulterà più catchy del suo predecessore, rimanendo pur sempre un album per gli amanti comunque di sonorità laboriose, dagli schemi innaturali, stravaganti, insensati ma proprio per questo interessanti. Chi ama il metal dalle tinte industriali non può prescindere dall’ascolto di questo album.