7.5
- Band: SHINING (SWE)
- Durata: 00:50:08
- Disponibile dal: 15/09/2023
- Etichetta:
- Napalm Records
Spotify:
Apple Music:
“Shining”: nessun titolo ridondante, nessun tradizionale riferimento al numero progressivo – e siamo con questo all’undicesimo full-length – solo una decisa prosecuzione degli intenti sempre perseguiti da Niklas Kvarforth, ossia restituirci la misantropia e il nichilismo di una mente sofferente, che ha quasi perso la speranza di una vita normale.
A questo riguardo, non vi aspettate, ovviamente, un improvvisa scelta catartica: per Niklas la composizione dei dischi è un momento che può trovare forma oppure no, dipende solo dal livello di disperazione o da quanto incide il suo distacco verso la vita quotidiana, e non a caso ci sono voluti cinque anni per questo nuovo esito. Ennesimo cambio di formazione in questa sorta di porta rotante che sono gli Shining, con l’ottimo apporto di Ghul sul fronte chitarristico, oltre che nella scelta del titolo del disco (a quanto ci è stato riferito) e un Nicholas Barker in stato di grazia dietro le pelli: violento e quadrato come da tradizione quando serve, ma ottimo anche nei momenti più struggenti e intimistici. Non viene stravolto, in termini assoluti, l’approccio musicale della band, tra pezzi che puntano a distruggere i timpani e a fiaccare lo spirito (“Avsändare Okänd”) e altri più lenti e meditati, ma non per questo meno oppressivi; spicca come un gioiello la ballad suicida, se così possiamo dire, “Snart Är Dom Alla Borta”, ma si sposa alla perfezione con le atmosfere tipiche della band anche “Åttahundratjugo”, una restituzione di Erik Satie, altro grande incompreso (e depresso) della storia della musica.
Ma la profondità e l’impatto delle parti acustiche sembrano sempre più meditati e funzionali: vale la pena di citare, sotto questo aspetto, l’apporto sulfureo di Andy La Rocque sulla struggente e insieme epica “Fidelis Ad Mortem”, senza nulla togliere all’ottima resa complessiva della band.
Forse il black metal ha terminato la sua spinta propulsiva già a metà degli anni Novanta, come dicono molti dei suoi protagonisti, Kvarforth compreso; forse il DSBM è solo una costola opinabile e di nicchia, ma di certo ogni nuovo disco degli Shining ci ricorda quanto caduca sia la vita, e lo fa donandoci più di un brivido; e se pensate che siano solo facezie costruite ad arte, guardate pure il video qua sotto, valutando la sua crudezza e il fatto che Niklas, terminate le riprese, ha affrontato l’ennesimo ricovero in una struttura psichiatrica: “no fun, no core, no mosh, no trends”.