7.0
- Band: SHINING (SWE)
- Durata: 00:41:47
- Disponibile dal: 25/05/2011
- Etichetta:
- Spinefarm
- Distributore: Audioglobe
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Tutti sappiamo che Kvarforth, leader degli svedesi Shining, è un artista poliedrico, sempre alla ricerca della sperimentazione. In questi anni egli ha avuto modo di sfogare la sua passione in diversi progetti musicali, ma in pochi, solo alcuni anni fa, avrebbero immaginato che gli stessi Shining, icona del depressive black metal, sarebbero diventati il laboratorio privilegiato per gli esperimenti di Kvarforth. Il settimo capitolo degli Shining è la logica e naturale evoluzione di “Klagopsalmer”, l’interlocutorio album predecessore. Abbonadonate oramai ai ricordi gli Shining dei primi tre CD, ma anche quelli paranoici di “Halmstad”: adesso gli Shining hanno preso una via non facile da percorrere e men che meno da seguire per i fan della prima ora. Al di là della dimensione sonora raggiunta dagli Shining su questo caleidoscopico “Född Förlorare”, ciò che impressiona è la statura della band anche quando si confronta con realtà stilistiche sinora sconosciute. Gli Shining approdano ai nuovi orizzonti musicali già da veterani, padroneggiando la materia sonora multiforme che plasmano a proprio piacimento. Kvarforth, che piaccia o no, sta diventando un artista sempre più completo e la sua band convince, anche se la dimensione black metal è soltanto un lontano ricordo. Tuttavia è giusto che il gruppo continui la propria strada sotto il monicker Shining perchè quella sensazione di solitudine e disperazione vive in ogni nota di questo loro settimo album. A tratti straziante, a volte malinconico, anche in questo album della band svedese non traspare la luce, tutto si fa tenebra; in modo più dolce rispetto al passato, ma proprio per questo in maniera più letale. Il bacio della morte degli Shining non lascia affatto l’amaro in bocca, ma una sensazione di sollievo perchè l’esperienza è stata, a modo suo, estrema. La vivida impressione è che i nostri possano suonare qualsiasi cosa e questa non sarà mai raggiante, ma si porterà dentro la violenza autodistruttiva caratteristica degli Shining. Se da un lato, con queste scelte stilistiche bizzarre, gli Shining che tutti hanno adorato in passato stanno compiendo un suicidio rituale, d’altro canto non potrebbe essere diversamente perché la band non può sfuggire alla propria indole autodistruttiva. Eppure ancora su questo nuovo album Kvarforth e compagni riescono a trascinarvi con loro in un sublime baratro musicale distrurbante. Dura ammetterlo, ma anche stavolta ha ragione Kvarforth. Sempre più camaleontici.