7.0
- Band: SHINING (SWE)
- Durata: 00:41:24
- Disponibile dal: 05/01/2018
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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Traguardo importante, quello del decimo album in studio, per l’instabile Niklas Kvarforth e l’estetica decadente della sua musica, evolutasi nel corso di oltre vent’anni in una creatura cangiante e complessa come il suo padrone, tanto depressiva e negativa nelle sue prime, urgenti battute (dal primo lavoro all’inquietante “IV – The Eeerie Cold”), quanto sofisticata e ricercata nel suo secondo periodo espressivo (da V – Halmstad” fino a “VII – Född Förlorare”) , giungendo fino alle sperimentazioni degli ultimi lavori, come “IX – Everyone, Everything, Everywhere, Ends”, rimaste forse abbagliate fin troppo dagli sproloqui smaccatamente melodici usuali da sempre per il frontman svedese. “Varg Utan Flock” invece, sembra si voglia allontanare almeno in parte, dall’estro un po’ stanco mostrato recentemente, andando piuttosto a ricucire con acume gli elementi più caratterizzanti dei dischi precedenti e realizzando allo stesso tempo una fusione coerente, seppur prevedibile, delle varie anime che hanno posseduto gli Shining nel tempo. “Svart Ostoppbar Eld” e “Jag Är Din Fiende” ricordano in maniera palese il mood oppressivo e perverso di “Halmstad” e “Klagopsalmer”, merito certamente delle esperte mani di Peter Huss alla chitarra, fido compagno di Kvarforth da oltre dieci anni ed unica ancora stabile intorno al vortice di musicisti che sono orbitati all’interno del progetto entrando ed uscendone: il suo stile asciutto e di classe, ha reso segnante il riffing della black metal band svedese in maniera inimitabile, ed il suo spirito mutevole, passivo-aggressivo potremmo dire, si sposa con egregia follia alla prestazione vocale del cantante in queste nuove canzoni, come dimostrano i repentini cambi d’umore di “Gyllene Portarnas Bro” e “Han Som Lurar Inom”, probabilmente il brano più rappresentativo ad oggi del concept malato, aggressivo, languido e disperato inciso nella carne dei suoi creatori e corrispondente al nome di Shining. Con il decimo album, nonostante uno spirito irrequieto e fuori dalle righe ancora palpabile e vibrante, Kvarforth sembra lasciare il pedale dell’acceleratore, rallentare nella sua folle corse autodistruttiva e fermarsi a guardare nello specchietto retrovisore, verso il corposo passato della sua discografia, insistendo su ciò che di più è stato apprezzato di esso. Se desiderate ancora e forse per l’ultima volta, lasciarvi trascinare da blast beat, screaming vocals grotteschi e maligni passaggi di chitarra, così come da delicati inserti acustici, voci soffuse ed arpeggi di pianoforte, “Varg Utan Flock” saprà saziare i vostri appetiti, senza scandalizzare come prima, ma trasmettendo comunque quel senso di malessere disagiante di cui si nutre e con cui prolifera l’essenza stessa della band sin dai suoi esordi.