8.0
- Band: SHYLMAGOGHNAR
- Durata: 01:06:25
- Disponibile dal: 10/11/2023
- Etichetta:
- Napalm Records
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Nato come duo nel 2004, Shylamgoghnar è ora nelle mani del solo Nimblkorg che, oltre a tutti gli strumenti, si fa carico anche della voce, orfano del dimissionario cantante Skirge, e si occupa di comporre, produrre e registrare tutta l’opera dall’inizio alla fine in totale solitudine.
Il nuovo album “Convergence” è l’ideale compimento di una trilogia iniziata nel 2014 con “Emergence” e proseguita nel 2018 con “Transience”, nonché l’ennesima evoluzione di un progetto molto peculiare ed intrigante sotto diversi aspetti, tanto che il consiglio è quello di ascoltare i tre album in sequenza, non solo per la continuità tematica ma anche per apprezzare il modo in cui il musicista ha sviluppato le proprie idee nel corso degli anni. Se, infatti, possiamo sempre parlare di un black metal melodico e dai toni epici, mai come questa volta a risaltare sono le altre componenti, rendendo la musica di Shylmagoghnar ancor più stratificata; ci sono derive death metal, evidenti fascinazioni progressive e, in quantità industriale, ritmiche vicine al metal più classico, quando non addirittura al power metal.
I riff di chitarra sono spesso contrappuntati da delicati suoni di tastiera o melodie suonate al piano, mentre basso e batteria sono funzionali ai pezzi senza rubare la scena; frequenti gli assoli della sei corde dal gusto neoclassico. Ciò che però stupisce è la capacità di scrivere brani fluidi e scorrevoli, che colpiscono per un’immediatezza non comune nel genere, probabilmente una dote innata in Nimblkorg; la genuinità di una produzione casalinga va di pari passo con un esteso ventaglio di soluzioni, l’altro punto di forza del disco.
Come in passato, molti brani sono strumentali, e tra questi spiccano l’inebriante “I Hear The Mountain Weep”, perfetto esempio di come armonia e forza distruttiva possano convivere, e “Gardens Of The Erased”, un inaspettato darkwave misto space rock, ipnotico e psichedelico, che ci guida per mano nello spazio più oscuro, ma anche “Infinion”, una sorta di ballata che flirta con il folk. Anche tra i pezzi cantati lo spettro è molto ampio, tanto che “Egregore”, grazie ad un growl disperato ed alle onnipresenti tastiere, si muove su territori battuti da Insomnium o Be’Lakor, mentre “The Sea” assume tonalità tenui, con una voce sussurrata.
La musica di Shylmagoghnar è introspettiva, intima, scritta con una sensibilità rara e senza porsi limiti stilistici o di contenuto, e per questo motivo colpisce nel più profondo dell’animo. Il lato concettuale, infine, riveste un ruolo fondamentale nel lavoro dell’olandese: come abbiamo già accennato, l’album fa parte di un trittico di uscite e, se i primi due episodi riguardavano l’esistenza umana, legata ai concetti di spazio e tempo, “Convergence” è un viaggio attraverso la morte e le sue conseguenze, l’inevitabile destino che attende il protagonista ma che non è vista come la fine di tutto.