6.5
- Band: SIGH
- Durata: 01:03:31
- Disponibile dal: //2001
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Self
Davvero un gruppo fuori dal comune questi nipponici Sigh; sono il più longevo ensemble estremo giapponese e possono fregiarsi, con questo “Imaginary Sonicscape” di essere giunti a quota cinque release ufficiali più un mini cd. Un bagaglio di esperienza di tutto rispetto, quindi, quello che i Sigh si portano appresso, bagaglio probabilmente determinante nell’evitare che le dieci tracce del disco in mio possesso si trasformino in una ridicola accozzaglia di stili. Il genere proposto, infatti, è quanto di più stralunato si possa sentire in ambito estremo, quasi parodistico nel voler mischiare selvaggiamente black metal old style, elettronica, stoner, una spruzzatina di jazz e un mare di trovate degne di “Mai dire Banzai” (tanto per non discostarci dall’habitat culturale dei Sigh). Inutile dire che non sempre alla follia sperimentativa tiene dietro quel minimo di coerenza dell’impasto sonoro auspicabile in ogni opera musicale; gli stacchi, i passaggi da un genere all’altro, risultano a volte un po’ troppo forzati per non inceppare quel meccanismo fondamentalmente riuscito che è “Imaginary Sonicscape”. Se si pensa che il trio giapponese era apparso nel lontano 1993 con “Scorn Defeat”, disco di solida tradizione black metal, pare impossibile che lo stesso gruppo abbia partorito oggi un album dalla così spiccata e sorprendente verve sperimentale. I brani sono tutti piuttosto lunghi e non sfiorano neanche lontanamente i picchi di velocità del black metal moderno, ma si evolvono attorno a riff a tratti classic metal sorretti da poderosi mid-tempos. Su tale struttura si appoggia, come già detto, ogni tipo di elucubrazione musicale, con una netta prevalenza di suoni si synth che ricordano quelli di un certo easy-space pop; c’è spazio anche per sbandate del tutto avulse dal genere madre, come certe non felicissime incursioni nella disco ’70 o nel free jazz. La produzione, poi, non risulta abbastanza aggressiva, appiattendo non poco un prodotto che fa dello scintillio un po’ barocco dei propri suoni un vero punto cardine. Per concludere, non si può che tributare un plauso all’urgenza sperimentale dei Sigh, ma d’altra parte è difficile soprassedere sulle pecche dell’album, figlie, probabilmente di una straripante irruenza di idee e spunti. Lodevole, insomma, se si considera che le idee, cari miei, non le vendono dal giornalaio…