6.5
- Band: SIGH
- Durata: 01:04:39
- Disponibile dal: 12/03/2012
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Audioglobe
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Per chi non lo sapesse, i Sigh, dal lontano Giappone, furono una delle prime band messe sotto contratto da Euronymous e la sua Deathlike Silence Records nell’ormai lontanissimo 1992. Inutile dunque stare qui a spiegare che sono stati tra i primi al mondo non solo a padroneggiare la materia black metal con confidenza e competenza, ma che sono anche stati tra i primi ad aver ampliato lo stesso con contaminazioni aliene al black metal, diventando a tutti gli effetti dei veri precursori del post- black metal e dell’avantgarde metal. Non una cosa da poco, quindi: mentre il black metal come noi tutti lo conosciamo muoveva i primi passi, i Sigh già avevano creato la sua evoluzione successiva. A conti fatti, i Sigh sono stati insomma, a torto o ragione, una band sempre un passo avanti rispetto alla norma. Consolidata negli anni la loro particolarissima formula di avantgarde black metal, i Nostri ritornano oggi con il nono full-length album della loro carriera, che ancora una volta vive alla perfezione nella loro eccentrica discografia, e che li riconferma come una delle entità estreme pià inaffertabili che ci siano in circolazione. La musica dei Sigh è di quanto più istintuale, imprevedibile e impavido si possa immaginare. I Nostri non si fanno alcun problema nel mescolare passaggi prettamente black metal con iniezioni massicce di jazz, prog, noise, fusion, partiture sinfoniche, e altre stramberie polistrumentali indecifrabili, ed evidentemente frutto della più impulsiva improvvisazione. La second wave of scandinavian black metal, quella degli Immortal, dei Satyricon e dei Gorgoroth, va a formare la spina dorsale della musica dei Sigh, con tutti gli elementi salienti di quest’ultima ben in vista e ben preservati. Il resto dell’ ”organismo” del Sigh sound è una bastardizzazione totale di questo con uno strambissimo mosaico di scorie noise rock, jazz, fusion e noise, in cui si affacciano con veemenza le innegabili influenze jazz-core dei Mr. Bungle, dei Naked City e di tutto l’universo Pattoniano e Zorniano. Ulteriori contaminazioni nella musica dei Sigh sembrano provenire dalla madre patria e dal famosissimo noise giapponese, soprattuto tramite il verbo dei Ruins, dei Boredoms e delle Melt Banana. Inutile menzionare che tra saliscendi vorticosi, cambi di tempo incomprensibili e cambi di umore pressocchè dilaganti, la musica dei Sigh risulta di difficile assimilazione ed è veramente una prova di forza notevole anche per la concentrazione delle orecchie più abituate a sonorità completamente sperimentali e borderline. Molte band hanno fatto dei veri cavalli di battaglia dalla fusione intelligente di generi opposti e contrastanti, ma i Sigh sembrano spingersi eccessivamente oltre troppo spesso, e i vari estremi della loro particolare proposta musicale sembrano così lontani tra loro da creare dei vuoti di caos e confusione in cui la concentrazione evapora, lasciando spazio a confusione e perplessità. Se dovessimo descrivere la loro musica con un solo concetto, vi diremmo di immaginare una strana fusione tra gli Immortal, i Dream Theater e i Mr. Bungle. Che dire, anche l’immaginazione fa fatica.