6.5
- Band: SIGN OF THE JACKAL
- Durata: 00:39:22
- Disponibile dal: 22/11/2024
- Etichetta:
- Dying Victims Productions
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Sebbene, come vedremo, questo terzo disco dei trentini Sign Of The Jackal sia tutt’altro che difficile da digerire e comprendere – a partire dal titolo che ci dà subito una certa idea della proposta – va detto che ai primi ascolti eravamo rimasti piuttosto freddini nei confronti di questo “Heavy Metal Survivors”, rispetto a quanto poi è accaduto dopo che l’album ha trovato il suo posto nel mondo delle nostre playlist.
Per nulla difficile da metabolizzare, dicevamo, in quanto la musica della band di Rovereto ricade in un heavy metal che più classico non si può, fieramente anni ‘80 e accostabile alla cosiddetta NWOTHM.
Il quintetto si rifà infatti religiosamente ad un immaginario, musicale e visuale, che richiama capelli cotonati, voci in falsetto e toppe sullo smanicato, e riprende – in maniera forse non troppo personale ma certamente genuina – un po’ tutto quello che si può da molti grand act di quella decade così straordinaria per tutti noi; ovviamente la cosa comporta un certo conformismo, il quale traspare sin dal primo giro sul lettore, ma se si superano le prime impressioni di gruppo ‘fotocopia’ di molti altri, alla fine quello che resta è un album abbastanza gradevole all’ascolto, sicuramente non in grado di scuotere chissà quanto ma che nemmeno ci dispiace avere come sottofondo.
In alcuni casi il citazionismo è molto evidente, tra ritornelli che sembrano scippati ai Motley Crue o ai Metallica di “Kill’Em All” (come ad esempio in “Breaking The Spell” o in “Slaves Of Hell”), ma gli esempi potrebbero continuare; esso traspare anche nell’uso della voce di Laura Coller, che si rifà ad un modo di cantare un po’ datato e tipico delle band dell’epoca, voce però che diviene quasi caratteristica nel suo essere quasi datata rispetto a molte band attuali.
Non è per forza un male, se prendiamo il progetto per quello che è, ovvero un robusto tributo ad un genere musicale, passionale e genuino, sicuramente godurioso nella versione live, suonato ed interpretato in maniera tecnicamente ineccepibile, con alcuni momenti riusciti (“Shocker”, “Buio Omega”) e altri un po’ meno memorabili. Formalmente, insomma, “Heavy Metal Survivors”, seppur un po’ meno scatenato di quanto vorrebbe sembrare, fa la sua figura dignitosa senza esagerare, è piacevolmente grintoso ma non azzanna mai alla gola come vorrebbe, e in definitiva viaggia su una decorosa sufficienza, che aumenterà certamente, immaginiamo, dal vivo.