6.5
- Band: SIGNS OF THE SWARM
- Durata: 24/09/2021
- Disponibile dal: 00:40:15
- Etichetta:
- Unique Leader
- Distributore: Audioglobe
Con i Whitechapel ormai lanciati verso una dimensione onnicomprensiva dell’extreme metal contemporaneo e gruppi come i Fit for an Autopsy o i Lorna Shore anch’essi propensi alla ricerca sonora e alla sperimentazione, lo scettro del death-core americano duro e puro – quello restio ad evolversi o a guardare oltre quanto prodotto tra il 2008 e il 2015 – sembra essere ormai in mano ai Signs of the Swarm, agguerrita formazione di Pittsburgh che, dal rilascio sul mercato dell’esordio “Senseless Order”, non ha praticamente mai smesso di darsi da fare allo scopo di consolidare il proprio stile e la propria credibilità all’interno del sottogenere.
Un ciclo ininterrotto di tour e dischi frenato soltanto in parte dello scoppio della pandemia, giunto con “Absolvere” alla quarta fatica sulla lunga distanza senza che Bobby Crow e compagni abbiano effettivamente rivisto il loro modo di approcciarsi a certe sonorità, andando semmai a limare e affinare gli elementi più acerbi e ridondanti del loro sound. Un processo che – è bene dirlo subito – non può ancora dirsi concluso, e che forse non porterà mai i Nostri a distinguersi in termini di talento espresso e freschezza del songwriting, vista appunto la fortissima aderenza ai canoni venutisi a creare in quegli anni. Partendo da una produzione fredda e triggerata, la tracklist si evolve secondo direttive tecniche in cui (per fortuna) i breakdown non sono l’effettivo fulcro delle composizioni e dove il guitarwork si stratifica e si frammenta con l’intento di inglobare punte di atmosfera nella fiumana di violenza del riffing, per un risultato finale sì monolitico e cadenzato, ma pur sempre distante anni luce dalla piattezza compositiva e dalla sostanziale innocuità di alcuni colleghi.
Ovviamente, come già anticipato, il tutto non si discosta di un millimetro da quanto udito in un “A New Era of Corruption”, in un “The Adversary” o nelle opere di epigoni più o meno brillanti attivi in quel periodo (Molotov Solution, Impending Doom, ecc.), ciononostante, complici episodi efficaci come l’opener “Hymns ov Invocation”, “Totem” o “Dreaming Desecration”, dall’insospettabile chorus melodico, “Absolvere” si conferma il parto di una band in grado di sopperire alla mancanza di personalità con una dose più che discreta di competenza, mestiere e cura per i dettagli. Quanto basta per rilanciarsi on the road (emergenza sanitaria permettendo) e finire nelle playlist di tanti giovani ascoltatori in tutto il mondo.