7.0
- Band: SINHERESY
- Durata: 00:34:15
- Disponibile dal: 25/08/2023
- Etichetta:
- Scarlet Records
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Avevamo lasciato i Sinheresy con l’album “Out Of Connection”, un disco alquanto interlocutorio e neanche troppo convincente, che seguiva all’ottimo “Domino” con una serie di cambiamenti in line-up e decisi stravolgimenti dal punto di vista stilistico. Adesso, a distanza di quattro anni, possiamo dire che la band triestina sembri aver trovato la propria direzione in maniera più convinta: diversi elementi che, infatti, nel disco precedente apparivano ancora messi insieme in maniera un po’ confusa e non particolarmente brillante, in questo nuovo lavoro trovano una più compiuta espressione.
In particolare, viene confermato l’accantonamento di sonorità power, sinfoniche e gothic, a favore di un sound molto fresco e moderno, che a tratti può far pensare ai Lacuna Coil per l’utilizzo delle voci, ma che stilisticamente va più verso un metal melodico molto diretto e alquanto catchy. Notiamo con piacere che il gruppo si è riuscito a emancipare soprattutto dalle ridondanti emulazioni di forte derivazione dai System Of A Down, e anche il cantante Stefano Sain riesce ad esprimersi in maniera più personale, senza dover sembrare per forza un clone di Serj Tankian.
“Event Horizon” è dunque un disco più convincente rispetto al precedente, e basta già ascoltare i primi brani per notare quanto siano notevoli a livello di arrangiamenti e di songwriting. Il rapporto tra le due voci di Stefano Sain e Cecilia Petrini magari potrebbe migliorare ancora un po’ in termini di equilibrio e armonie, ma si nota come ci sia dietro uno studio significativo per poterle far convivere al meglio e uno sforzo costante da parte dei due vocalist di completarsi a vicenda, con risultati davvero apprezzabili.
Si parte molto bene con l’opener “The Calling”, che a nostro avviso è subito un ottimo biglietto da visita e non avrebbe sfigurato come singolo apripista, mentre in tal senso la scelta è ricaduta su altre notevoli canzoni come “The Life You Left Behind” e “Castaways”, a ulteriore riprova di come siano diversi i brani validi e di come non dev’essere stato facile scegliere. Diciamo che, in effetti, si ravvisa un po’ una certa tendenza a rendere i brani catchy a tutti i costi, per cui, quando si arriva in scaletta a “Forbidden Desire”, l’attenzione tende magari un po’ a calare e, per quanto la band provi a realizzare un brano un po’ più articolato come la title-track, suddivisa in tre parti, l’obiettivo non viene raggiunto in maniera del tutto convincente.
Resta il fatto che, comunque, per quanto il disco presenti un minutaggio pure piuttosto risicato, di appena trentaquattro minuti (non proprio tantissimi per un full-length), tutto sommato siamo compiaciuti dal fatto che con questo lavoro i Sinheresy mandino segnali importanti e si presentino oggi come una band risollevata, in grado di rilanciarsi in maniera significativa, dimostrando di saper ancora realizzare ottima musica.