6.5
- Band: SINISTER
- Durata: 00:44:18
- Disponibile dal: 29/05/2020
- Etichetta:
- Massacre Records
- Distributore: Audioglobe
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Difficile, per i Sinister, ripetere l’exploit di “Syncretism”. Della band che lavorò a quell’apprezzato disco sono infatti rimasti solo il batterista Top Duin e, naturalmente, il frontman/leader Aad Kloosterwaard. Abbiamo sinceramente perso il conto dei cambi di line-up che hanno interessato i Sinister nel corso degli anni: sembra quasi che la carriera dei death metaller olandesi proceda con il pilota automatico, impassibile davanti al perpetuo viavai di musicisti e ai conseguenti stravolgimenti di formazione. Se da un lato si resta meravigliati dalla perseveranza di Kloosterwaard, meticoloso nel trovare rimpiazzi e nel serrare i ranghi ad ogni appuntamento, dall’altro non si può però fare a meno di notare come tali rivoluzioni minino la stabilità del gruppo, il quale è raramente capace di mantenere alto il livello qualitativo della propria proposta per due album consecutivi.
Dall’interessante sound di “Syncretism”, con i suoi incalzanti movimenti death metal leggermente venati di tentazioni orchestrali, i Sinister continuano a cambiare coordinate sonore senza però segnare una nuova, stabile direzione musicale. Su “Deformation of the Holy Realm” un riffing di chitarra pressante e ritmiche frenetiche si prendono quasi tutto lo spazio disponibile, giocando spesso la carta dell’aggressività secca ed ostinata, lasciando a volte intravedere un substrato death-thrash che ricorda persino certi At The Gates. Emergono qua e là partiture più elaborate – vedi gli intrecci di “Oasis of Peace” – tuttavia i tempi perennemente esasperati e, soprattutto, una verbosità ricorrente (vari episodi si aggirano sui cinque minuti senza avere chissà quanto da dire) appiattiscono una buona percentuale delle velleità e dei guizzi della band. Ad un attento ascolto, si sente lo sforzo compiuto dai chitarristi nella ricerca di un suono denso e arrembante, ma questa intensità appare talvolta fine a se stessa, non avendo accanto trame più ariose in grado di esaltarne il carattere o giustificarne la portata. La sensazione è che i Sinister abbiano pubblicato una quantità consistente di materiale spesso dispersivo e che avrebbe reso meglio con una cernita più mirata. Grazie a brani come “Unbounded Sacrilege”, “Unique Death Experience” e la suddetta “Oasis…”, più compatti nel minutaggio e/o dai guizzi melodici maggiormente vistosi, “Deformation…” resta un lavoro discreto, godibile per i cosiddetti die-hard fan e magari per il neofita di turno, tuttavia ci auguriamo che vengano album più avvincenti. I Neocaesar, realtà composta da ex membri dei Sinister, è certamente riuscita a fare di meglio con il proprio debut album “11:11” un paio di anni fa.