7.5
- Band: SINTAGE
- Durata: 00:37:00
- Disponibile dal: 17/10/2025
- Etichetta:
- High Roller Records
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Che i tedeschi Sintage fossero una formazione da tenere d’occhio in ambito NWOTHM ce ne eravamo ampiamente accorti con il precedente “Paralyzing Chains”, uscito nel 2023, che aveva suscitato il nostro interesse per via di quel suono a metà strada fra Scorpions, Loudness e Dokken.
Stringendo fra le mani “Unbound Triumph”, non possiamo che dire che la strada è quella giusta: il nuovo album del fu quartetto di Leipzig – che vede infatti l’ingresso del secondo chitarrista Chili diventando un quintetto – è un concentrato di pezzi divertenti e caratterizzati da un approccio melodico fino al disco precedente non così marcato.
Una canzone svetta su tutte, ed è la seconda “Cutting The Stars”, con un riff epicissimo e un testo che vi entreranno immediatamente in testa, se seguite e apprezzate una determinata corrente musicale. Ma le sorprese non finiscono qui, perché il quintetto, sempre guidato dalla voce graffiante di Randy, ha in serbo pezzi che sembrano usciti dai Twisted Sister come “Electric Walls”, con una carica quasi sleazy irresistibile che sfocia poi in un brano tiratissimo quasi thrash metal.
Il salto qualitativo si sente moltissimo anche dal punto di vista della produzione, davvero buona pur essendo sempre ancorata a quel tipo di sonorità ‘vecchia scuola’. Brani come “Blood Upon The Stage”, la ballatona epica “Silent Tears” e l’ovviamente madmaxiana “Beyond The Thunderdome”, fluiscono dallo stereo o dalle cuffie con tutta la loro carica rock’n’roll/heavy metal accattivante, divertente e mai stucchevole.
Non è facile trovare questo giusto equilibrio dove ci si riesce a godere anche i cori, il lavoro del basso o e le casse della batteria in modo così definito, specialmente in questa scena, ma i Sintage ci dimostrano che tutto è possibile, come dimostra la conclusiva “One With The Wind”, dove un riffing epico si unisce a una carica alla Judas Priest che non guasta mai in queste situazioni.
È sempre il caso di dire che dischi come questo vivono il loro momento grazie all’effetto nostalgia degli ultimi anni, ma quando si percepisce dal disco quanto una band si sia divertita a suonare in studio, ci si rende conto che l’heavy più classico riesce a coinvolgere e divertire ancora tante persone là fuori.
Un album divertente e ben suonato, con la giusta carica e con un suono sì stereotipato, ma in un certo senso mai banale: “Feel the unbound triumph!”.
