8.0
- Band: SIRENIA
- Durata: 00:59:18
- Disponibile dal: 26/10/2018
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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I Sirenia tornano ad appena due anni di distanza dal precedente “Dim Days Of Dolor”, con un nuovo album intitolato (sempre alla ricerca di fantasiose allitterazioni) “Arcane Astral Aeons”. Ovviamente, come di consueto, il leader e fondatore Morten Veland ha apportato alcune modifiche alla line-up, ma questo in effetti ormai poco importa, perchè di fatto in studio suona tutto lui, al di là di qualche assolo in alcuni brani, affidato a Jan Erik Soltvedt e al nuovo Nils Courbaron. Viene invece confermata la cantante francese Emmanuelle Zoldan, che già nell’album precedente si era rivelata una scelta quanto mai azzeccata e che conferma decisamente tutte le sue grandi qualità in questo nuovo lavoro.
Diciamo che nel genere proposto dai Sirenia ormai è difficile aspettarsi grandi novità ed era sembrato ancora più difficile che la band potesse ripetere gli ottimi risultati di “Dim Days Of Dolor”. Tuttavia, se Morten Veland è sulla scena da oltre vent’anni, c’è sicuramente una ragione e, in effetti, dobbiamo riconoscere che per certi versi ci ha anche un po’ stupiti. In qualche brano si ha la sensazione che ci sia un po’ la tendenza ad avvicinarsi stilisticamente ai Nightwish, cosa che in parte poteva riconoscersi anche nell’album precedente, tuttavia “Arcan Astral Aeons” riesce ad essere davvero vario e a spaziare tra diverse soluzioni, per cui sarebbe oltremodo riduttivo additare tale circostanza ai Sirenia: piuttosto, potremmo porre la cosa nel senso che Veland prova un po’ a strizzare l’occhio ai fan di altre band, giusto per accattivarsene le simpatie, ma poi in realtà di fatto il musicista norvegese mantiene un suo trademark tutto sommato abbastanza riconoscibile. In particolare, spesso nella musica da lui composta si possono ritrovare archi, cori imponenti, voci liriche, elementi elettronici e quant’altro, con una certa alternanza tra brani complessi, accanto ad altri più diretti o, ancora, più sperimentali: tutti aspetti ben presenti in “Arcane Astral Aeons”, ma il tutto viene condensato in un mix alquanto intelligente di sonorità che sanno essere accattivanti, con un buon gusto melodico, ma allo stesso tempo potenti e quanto mai moderne.
Già l’opener “In Styx Embrace” stupisce per la sua capacità di essere cangiante, quasi prog, tra le sue varianti tematiche, che si articolano tra extreme vocals, intermezzi acustici, dirompenti assoli, squisite melodie e la voce della Zoldan che svetta come assoluta protagonista. Tendenzialmente più orecchiabili brani come “Into The Night”, “Love Like Cyanide”, “Queen Of Lies” o “Glowing Embers”, ma anche in questi casi, si va sempre oltre la semplice alternanza strofa-ritornello ed è facile trovare stacchi o intermezzi tutt’altro che banali: addirittura, in “Love Like Cyanide”, che dovrebbe essere forse il brano più catchy della tracklist, si ritrova un passaggio praticamente black metal. Anzi, possiamo dire che l’abilità di Veland si dimostra soprattutto in occasione di brani che magari sembrerebbero meno ispirati o comunque sembrerebbero funzionare meno bene rispetto ad altri, nei quali però riesce sempre ad inserire qualcosa che segna un cambio di passo e cattura l’attenzione dell’ascoltatore. Alcune tracce, poi, sono senz’altro più particolari: tra queste, segnaliamo “Desire”, con un intermezzo che rimanda alla tradizione della canzone francese, con un cantato suadente della Zoldan e persino la fisarmonica di accompagnamento, mentre si passa, per contro, alla più moderna elettronica transalpina contemporanea con “Nos Heures Sombres”, interamente interpretata dalla cantante nella sua madrelingua. In generale, si evidenzia, inoltre, un minor ricorso alle clean vocals maschili, che erano molto più presenti nell’album precedente, dove aveva collaborato Joakim Næss, mentre ora sono limitate a due brani, con la presenza di Yannis Papadopoulos (nella già citata “Love Like Cyanide”) e soprattutto di Øster Bergøy, vecchia conoscenza di Veland (dai tempi dei Tristania), il quale presta il suo contributo in “Aerodyne”. Ancora una volta i Sirenia riescono dunque a realizzare un buon disco, che si fa apprezza anche dopo ripetuti ascolti.