8.0
- Band: SIRENIA
- Durata: 00:56:40
- Disponibile dal: 11/11/2016
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Dopo l’allontanamento volontario, o il licenziamento, ipotesi più probabile, di Ailyn Gimenez dai Sirenia, la curiosità nei fan riguardo la direzione futura della band è cresciuta a dismisura. Le possibilità erano due: trovare una cantante simile alla spagnola, impresa davvero difficile visto il tono vocale unico e lo stile singolare di Ailyn, o rompere gli schemi e cambiare radicalmente, inserendo in line-up una vocalist completamente differente, come fatto tempo fa dagli ex compagni di Morten Veland Tristania con l’acquisto di Mariangela Demurtas a sostituire Vibeke Stene. La scelta è caduta su Emmanuelle Zoldan, mezzosoprano con capacità da contralto da tempo impiegata come corista negli album dei Sirenia. Cosa comporta questo? Facile, una maggiore versatilità della francese rispetto all’algida ed elegante ma quasi monotona Ailyn, e potenzialmente la possibilità di proporre un sound più vario rispetto agli ultimi quattro album. E questa possibilità è stata colta in pieno, realizzando l’album oggettivamente più variegato nella carriera della band (o di Morten Veland, visto che da sempre rivaleggia con Malmsteen e Jon Schaffer nel cambiare line-up a ogni cambio di umore). Gli elementi caratterizzanti del Sirenia sound recente, da “Perils Of The Deep Blue” in poi, sono rimasti ma hanno subito mutamenti significativi, con un cambio di registro nella scrittura dei pezzi immediatamente identificabile; partendo dalla base metal sinfonico fine e curato ritroviamo quindi i cori Rhapsodiani, vigorosi ma oggi utilizzati in maniera molto più oculata e poco invasiva, così come minore è l’utilizzo delle harsh vocals; si confermano gli inserti power ma spariscono quasi le fuoriuscite folk, a favore dell’innesto di inedite soluzioni quasi hard rock e stint al limite del pop, per un songwriting che si concretizza con brani compatti e di alto impatto, catchy all’ennesima potenza, in aperto contrasto con la magniloquenza e la solennità di quanto ascoltato in passato. Per dirla in breve, il songwriting di questo album si avvicina molto più a quanto fatto negli ultimi anni da Within Temptation e Delain che agli album precedenti dei Sirenia. Vogliamo ipotizzare una ragione per questo? Proviamoci: “The Seventh Life Path” è oggettivamente il meglio che la band abbia mai offerto, e forse proseguire senza cambiamenti sarebbe stato un mero ripetersi; ecco quindi un cambio di rotta necessario, simile quindi a quello compiuto dai Nightwish dopo l’allontanamento di Tarja. Strumentalmente nulla da recriminare, tutto al meglio, con la nuova cantante protagonista sempre e comunque, autrice di una prestazione che spesso si discosta dal cantato operistico, a mostrare doti vocali e carattere da vendere, e stellare la produzione. Piacciono molto le clean vocals, mai così presenti, a duettare con Emmanuelle che fanno tanto Amaranthe. Un album che cambia le carte in tavola presentando i Sirenia in una nuova veste, molto più pratica ed assimilabile ma ugualmente vincente. Un nuovo inizio per i Sirenia, che cambiano per continuare a crescere.