SIRRAH – Acme

Pubblicato il 01/09/2012 da
voto
8.0
  • Band: SIRRAH
  • Durata: 00:43:13
  • Disponibile dal: 09/09/1996
  • Etichetta:
  • Music For Nations
  • Distributore: Audioglobe

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Una notevole e storica chicca è quella che vi proponiamo a questo giro per la rubrica I Bellissimi: i Sirrah furono – usiamo il passato remoto in quanto la formazione non esiste più da parecchio tempo – una delle tantissime band europee uscite allo scoperto in pieni Nineties, durante l’esplosione quali- e quantitativa del florido filone doom-gothic metal. Accanto alle principali correnti del citato sottogenere, ovvero la britannica, la tedesca, la norvegese e l’olandese, c’erano poi esponenti estemporanei che, come ad esempio i portoghesi Heavenwood, trovarono spazio e tempo per imporsi un minimo fra le riviste di settore. Fra questi esponenti vanno sicuramente nominati, appunto, i polacchi Sirrah, il cui debutto “Acme” è un gioiellino inespresso e semi-sconosciuto di quelle sonorità decadenti, epiche e potenti che ci avevano affascinato tanto quando ancora si potevano dire innovative e originali. “Acme” è realmente un capolavoro, edito in partenza dalla Metal Mind Productions e poi prelevato dalla Music For Nations – che nel 1996 lo pubblicò in tutta Europa, allora fortemente invaghita dalla musica dei vari Paradise Lost, My Dying Bride, Cradle Of Filth, The 3rd And The Mortal e compagnia depressa. Il combo polacco era addirittura un ottetto, composto da voce maschile, voce femminile, chitarrista-cantante, seconda chitarra, basso, batteria, tastiere e viola e, in questo disco dalle qualità sopraffine, non bissato poi dal seguente “Will Tomorrow Come?”, mostra tuttora il gran gusto compositivo e la superiore originalità del proprio doom-gothic, venato anche da robuste connotazioni death metal e da mai pacchiane partiture folk, dal sapore zigano e, a tratti, anche mediorientale – non per nulla in formazione era presente tale Bai’sahr, abbastanza chiaramente non di origini mitteleuropee. A metà strada tra My Dying Bride, Theatre Of Tragedy, Moonspell, Type O Negative e anche un pelo di Orphaned Land dei primi album, i Sirrah dividono “Acme” praticamente in due sezioni, quella formata da medio-lunghe composizioni dalla tipica atmosfera doom-gothic degli anni Novanta – fra le quali è da rimarcare assolutamente l’incredibile e commovente “Pillbox Impressions” – e quella in cui tracce più brevi e fuori controllo prendono il sopravvento, quali ad esempio il thrash-death metal di “Iridium”, la mezza-scherzosa “Panacea” o la divagazione folk della conclusiva “In The Final Moment”. E’ chiaro come siano le canzoni più orientate al genere di competenza a reggere in blocco il valore dell’album, che trova nella title-track, in “Bitter Seas” e “A.U. Tomb” espressioni di massimo livello. Accanto alle strane melodie folkish e ai mood decadenti dati dall’ottimo uso delle tastiere di Chris e della viola di Magdalena, il trade-mark migliore dei Sirrah resta quello delle vocals, condivise in pace e ottima alleanza da Tom, Maya e Matt, capaci di variare dal timbro cupissimo à la Steele/Ribeiro al growl stile Mikael Akerfeldt, fino a raggiungere le vette angeliche delle migliori Liv-Kristine Espenaes o Ann-Mari Edvardsen, per un meltin’ pot di suggestioni e cambi di stile davvero riuscito. Dunque, nel probabilissimo caso vi siate persi “Acme” quando uscì e questa disamina vi ha incuriosito abbastanza, il nostro umile consiglio è quello di andare perlomeno ad ascoltarvi in rete l’album, considerato che, se amanti del settore, troverete un po’ tutto quello che di buono il doom-gothic rappresenta e significa. Lode postuma ai Sirrah!

TRACKLIST

  1. Acme
  2. Passover 1944
  3. On The Verge
  4. A.U. Tomb
  5. Iridium
  6. Pillbox Impressions
  7. Panacea
  8. Bitter Seas
  9. In The Final Moment
1 commento
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