7.0
- Band: SIX BY SIX
- Durata: 00:55:01
- Disponibile dal: 26/04/2024
- Etichetta:
- Inside Out
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I Six By Six sono un supergruppo fondato da Ian Crichton, storico chitarrista dei Saga, insieme al batterista Nigel Glocker (attualmente nei Saxon, ex GTR, Thunderstorm, The Bernie Tormè Band, Winter’s Reign e tanti altri) e Robert Berry (ex 3 insieme a Keith Emerson e Robert Palmer, poi 3.2, ex GTR, Hus, Alliance, December People, ecc.). Insomma, tre musicisti con dei curricula davvero importanti, che si ritrovano ancora insieme per questo nuovo full-length, “Beyond Shadowland”, il quale segue di due anni il loro album di debutto.
L’album sembra, ad un primissimo impatto, apparentemente di facile ascolto, ma rivela invece degli arrangiamenti alquanto raffinati e tutt’altro che scontati, oltre ad uno spettro di influenze veramente sterminato: si parte da un sound di matrice prog rock (Saga, Rush, Spock’s Beard, Yes), ma si riscontrano tanti riferimenti e citazioni, ad esempio a certo rock, in qualche misura sperimentale, degli anni ’80 (Peter Gabriel, Paul Simon, Robert Plant) o a pilastri del rock settantiano come Led Zeppelin o Whitesnake.
Insomma, ci sono davvero tanti spunti che emergono da questi brani e lo dimostrano già le differenze palesi tra il brano di apertura, “Wren”, dal sound moderno e accattivante, e quello di chiusura, “The Mission”, decisamente intriso delle sonorità degli Yes del periodo d’oro. C’è anche una traccia alquanto lunga e articolata, la splendida “One Step” (che supera gli otto minuti di durata), ma, al di là della lunghezza, un po’ tutti i brani risultano alquanto vari, a parte magari la breve ballata acustica “Only You Can Decide”. Molto cariche di groove “The Arms Of A Word” e “Spectre”, alle quali si contrappone la più calma “Obiliex”, con le sue atmosfere cosmiche. Su “Can’t Live Like This” vengono utilizzati effetti sonori particolari, così come su “Titans” (un brano dove ritroviamo pure delle orchestrazioni), nel quale però si riscontrano singolari effetti anche vocali, mentre le voci e gli arrangiamenti di “Outside Looking In” hanno un sapore vagamente etnico; con “Sympathise”, invece, la band opta per tornare su sonorità più settantiane, per quanto rielaborate nel proprio stile.
“Beyond Shadowland” è dunque un album ricco di energia, ma che non tralascia di dare spazio a squisite melodie, splendidi assoli, grande tecnica o passaggi carichi di emozione. Magari l’interpretazione al microfono di Berry non è sempre versatile come richiederebbe un album di questo tipo, ma la sua voce è comunque in grado di compensare con tutta la sua esperienza ed espressività.
Buon disco di prog rock, dunque, potente e vigoroso, ma al contempo ricco di suggestioni, che richiede più ascolti per poter essere pienamente apprezzato.