7.0
- Band: SIX FEET UNDER
- Durata: 00:35:55
- Disponibile dal: 21/03/2005
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Ritornano i Six Feet Under e nonostante questa volta vi sia veramente di cui sorridere dal punto di vista musicale – i nuovi brani sono infatti per lo più particolarmente convincenti, forse i migliori proposti dai tempi di “Maximum Violence” – continuano ad essere immancabili le ingenuità alle quali la band da qualche tempo a questa parte ci ha tristemente abituato. Sorvolando sul fatto che “13”, la canzone scelta addirittura per dare il titolo al disco, è di una bruttezza agghiacciante, con tutta probabilità una delle cose peggiori scritte dai Six Feet Under nella loro carriera, è più che mai doveroso spendere qualche parola sulla produzione. Allora, è mai possibile che i Six Feet Under, la top priority band della Metal Blade, si presentino nel 2005 con un album che gode di suoni che potevano tranquillamente essere definiti scadenti quindici anni fa? Riteniamo che il budget per registrare a disposizione dei nostri sia a dir poco cospicuo, e quindi per quale assurdo motivo “13” suona più o meno come un demo (tra l’altro, visto cosa si sente ultimamente, di qualità solo discreta)? Chris Barnes è un ottimo cantante ma non è un produttore, perché ha deciso di farsi carico di questo ruolo? Se voleva tener per sé tutti i soldi della Metal Blade per comprare quella strana erbetta che gli piace tanto, che allora lo dica! Parlando seriamente, dispiace davvero che un lotto di pezzi nel complesso solido come questo venga così penalizzato da una produzione tanto mediocre, che ci sbatte in faccia delle chitarre e una batteria esili come grissini. Onestamente non si riesce proprio a capire per quale motivo una casa discografica così rinomata non abbia rifiutato un simile scempio… il sottoscritto non se ne capacita affatto! Si tratta di un vero spreco, questo perché – lo ribadiamo – le composizioni offerte dal gruppo in questa occasione, ad eccezione della title track, non sono veramente niente male, soprattutto “Somewhere In The Darkness”, “Wormfood”, “Deathklaat”, “The Art Of Headhunting” e “Stump”. Del materiale assolutamente non innovativo, ma ispirato, che non farà per nulla guadagnare ulteriore popolarità alla band, ma che sicuramente sarà in grado di rendere felici i suoi fan. Alla prossima, magari con dietro alla consolle qualcuno dotato di un po’ più di cervello…