7.0
- Band: SKALF
- Durata: 00:24:12
- Disponibile dal: 07/12/2023
- Etichetta:
- Drakkar Productions
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EP di debutto per questo duo black metal che si ispira totalmente alla Val di Scalve, vallata montana situata sulle Orobie, e alle sue vicende. In particolare, in questo “Vallis Decia”, i due si focalizzano sul disastro del Gleno, di cui ricorre il centenario. Nel dicembre 1923, l’omonima diga, costruita con materiali inadeguati e grave negligenza da parte delle autorità, è crollata dopo poco dalla sua messa in funzione, devastando interi paesi e divorando l’esistenza di 356 persone, più chissà quanti dispersi, il cui numero non è mai stato accertato. Chiunque abbia mai percorso il sentiero che porta alla diga può percepire la forza emanata dal luogo e l’intensità evocata dai resti della diga, nonché dal paesaggio mozzafiato, severo ed evocativo. Un lavoro dunque che porta con sé le eco di un argomento che sicuramente appassiona gli autori, già in Umbra Noctis, e che viene restituito con un black metal abbastanza canonico, influenzato da un death metal oscuro e da alcune angolature prettamente heavy metal (specialmente nell’inserimento di molti assoli di chitarra – questi ad opera di Simone Grazioli degli Hell Spet).
Il disco si apre senza introduzioni e ci travolge in medias res, come a voler sottolineare simbolicamente quanto viene narrato, con sei brani piuttosto crudi e lo-fi, cosa che contribuisce a richiamare le asperità declamate (con ottimi testi in italiano e dialetto) dal notevole screaming di Filippo Magri, anche al basso.
Il breve disco (ventiquattro minuti) ha dalla sua alcune carte decisamente interessanti, anche se tende a perdere un po’ di mordente in alcuni ambiti, andando forse a esagerare con gli inserti solistici che, a volte, non ci sono sembrati troppo esaltanti, e alcuni passaggi troppo semplicistici che rendono qualche momento un po’ piattino (“Angolo”). Il lavoro consta tuttavia di almeno un paio di pezzi molto validi, come l’opener “Bueggio” e “Corna Di Darfo”, i quali ci sono sembrati i momenti più validi, grazie a una scrittura dinamica e dei passaggi ben costruiti. Non mancano delle reminiscenze quasi post punk in alcuni frangenti, benché l’ossatura resti quello di un black di riferimento anni Novanta e come detto un afflato prettamente heavy metal. Restano però le tracce di alcune soluzioni un po’ meno funzionanti, che sembrano a volte quasi improvvisate o scritte un po’ di fretta, cosa che che inficia l’ascolto dandoci un’impressione più da demo che da lavoro compiuto.
Insomma, “Vallis Decia” riesce molto bene nel trasportarci all’interno del proprio racconto, e funziona nella sua totalità tematica, ma non è esente da alcuni difetti che sembrano dettati più da qualche azzardo (l’eccesso di pur buoni assoli) o dalla fretta di concludere il disco (a volte si ha la sensazione che alcuni momenti non siano stati arrangiati adeguatamente). Tuttavia, ci segneremo certamente il nome degli Skalf, perché le qualità che ci sono riescono ad emergere, anche se non sono ancora così preponderanti sull’ascolto finale; contiamo vivamente lo saranno in un debutto di lungo minutaggio. Progetto dunque interessante e tematicamente valido, anche se con qualche riserva.