
7.0
- Band: SKELETAL REMAINS
- Durata: 00:32:59
- Disponibile dal: 09/11/2012
- Etichetta:
- F.D.A. Records
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Il recente “trend” old school death metal può generalmente essere diviso in due sotto-categorie di band: quelle che tutto a un tratto hanno scoperto gli Incantation e quelle che vogliono rinverdire ad ogni costo i fasti della gloriosa scena di Stoccolma (Entombed, Dismember, ecc). Tutti gli altri filoni degli anni Novanta sono stati inspiegabilmente più o meno ignorati sinora, nonostante alcuni di questi siano stati a suo tempo assolutamente importanti nello sviluppo e nella popolarizzazione del genere death metal. Prendiamo ad esempio la Florida e i suoi gruppi: dove sono oggi tutti i giovani discepoli di questa fondamentale scena? Probabilmente, molti potenziali allievi sono intenti a scopiazzare “Left Hand Path” o “Mortal Throne Of Nazarene” e dar vita ad opere sempre più generiche, che stanno pian piano appiattendo la vitalità del circuito underground. Per fortuna, questo periodo di stasi viene un pochino smosso dall’arrivo dei californiani Skeletal Remains, che con questo loro primo album vanno a indirizzarsi verso un suono death metal che guarda proprio al sole della Florida e a quanto lo stato americano ha partorito tra i tardi anni Ottanta e il 1991/92. Dimenticavi quindi chitarre zanzarose, rallentamenti abissali e growling profondissimo: con “Beyond The Flesh” andiamo a rispolverare soluzioni ben più agili e taglienti; quelle stesse soluzioni che resero celebri i Death di “Leprosy” e “Spiritual Healing”, i Malevolent Creation o i Deicide degli esordi e anche quelle realtà straniere che ebbero modo di registrare nei famosi Morrisound Studios di Tampa, ovvero primi Pestilence, Gorguts e i Morgoth di “Cursed”. Lo stile del quartetto è dunque pienamente novantiano e votato agli stilemi tipici delle formazioni sopraelencate (attitudine thrashy, riffing affilato, continui strappi in doppia cassa, cura per gli assoli, ecc), con un tocco di fedeltà in più donato da una produzione che pare proprio essere stata curata nei suddetti Morrisound Studios nell’epoca d’oro del genere. Gli Skeletal Remains hanno insomma studiato a fondo la lezione, presentandosi con un prodotto formalmente quasi perfetto e che di certo farà godere i più nostalgici del vecchio suono floridiano. Il songwriting, d’altra parte, è anch’esso efficace e divertente, anche se dopo alcuni ascolti si può notare come sussistano alcune pecche, dovute probabilmente alla scarsa esperienza dei ragazzi. Ad esempio, i Nostri paiono avere qualche problema nel chiudere i brani: alcuni di essi terminano infatti bruscamente dopo un assolo, lasciando un vago senso di incompiutezza, mentre altri vengono conclusi con dei “fade out” repentini che lasciano altrettanto interdetti. Insomma, alla lunga, all’ascolto di singole tracce, si finisce per preferire quello dell’album completo, visto che, se preso per intero, questo riesce a nascondere meglio tali difetti. Inoltre, il disco è breve nella durata e di certo non viene a noia facilmente – ammesso naturalmente che si sia fan del sotto-genere! Con “Beyond The Flesh” gli Skeletal Remains riescono in definitiva a mettere a segno un buon primo colpo, che senz’altro li porterà all’attenzione di svariati seguaci underground. Se non verrà loro a mancare la volontà di migliorarsi, già al prossimo appuntamento avremo modo di gustarci un’opera di livello davvero elevato.