SKEPTICISM – Ordeal

Pubblicato il 20/10/2015 da
voto
8.5
  • Band: SKEPTICISM
  • Durata: 01:17:44
  • Disponibile dal: 18/09/2015
  • Etichetta:
  • Svart Records
  • Distributore: Audioglobe

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Tra i primi a causare l’invenzione del termine ‘funeral doom’ per definire la loro musica, gli Skepticism non solo sono stati pionieri del metal estremo drammaticamente afflitto ed eternamente corrucciato, ma hanno saputo offrire una discografia dai ben pochi punti deboli ai propri fan. Fino al 2003, anno del terzo album “Farmakon”, sono stati relativamente rapidi nell’elargire inediti: successivamente i tempi hanno cominciato a dilatarsi e si è atteso il 2008 prima di un nuovo full-length, “Alloy”.  Quindi, altra pausa, di ben sette anni. Sette anni nei quali ci sono state alcune isolate performance live e poco altro: in occasione del grande rientro, una band in passato capace di esibirsi addirittura all’interno di una chiesa tuttora consacrata (a Londra, nel 2012) non poteva che uscirsene con un colpo di teatro. Una sorpresa, un rischio, una sfida. “Ordeal” è stato registrato durante un concerto tenutosi il 4 gennaio 2015 nella natia Turku: era la prima volta in assoluto che qualcuno al di fuori della band ascoltava le nuove composizioni. Immaginate allora quale tipo di emozione possa aver attraversato i musicisti e il pubblico intervenuto, l’ebbrezza di sentire un intero nuovo album lì, in quel preciso momento, e sapere che la sua versione definitiva sarebbe stata quella immortalata in quella determinata occasione. Non esiste una versione in studio di questo “Calvario”. Questa è la sua forma unica e definitiva. Pensateci bene. Perché la particolarità dell’evento la si percepisce eccome durante l’assaporamento coscienzioso di questo lungo cammino. Una gittata lunga, eterna, quella di “Ordeal”, immane anche per gli standard della band e attraversata da una grandeur figlia probabilmente di numerosi ascolti delle soundtrack più drammatiche e immaginifiche che la storia del cinema abbia offerto. Oppure, più semplicemente, i finlandesi hanno auscultato il respiro irregolare della propria anima e, come è loro tradizione, l’hanno fatta sfogare. Un fiume di lacrime, scaturite da una tristezza tanto infrangibile quanto eroica, vera, tragica ma senza alcun compiacimento della propria sciagura: ecco cos’è “Ordeal”. Non siamo di fronte a un disco perfetto, desumiamo non vi siano stati massicci ritocchi a quanto registrato, tutto suona vero, crudo, instabile, a partire dalla voce prevaricante di Matti Tilaes, produttrice di un dolore pressoché inesauribile che proprio nei difetti di intonazione, in una ‘catarrosità’ un po’ eccessiva trasmette tutta la sua umanità. Tastiere enfatiche rompono la distorsione di chitarre che per essere apprezzate al meglio vanno ascoltate a volumi abbastanza alti, meglio se in cuffia, affinché la loro resa brusca, per nulla ingentilita da un filtraggio in console, faccia affiorare la grandiosità dei singoli riff. Essi sono lunghi, in crescendo, di un’eleganza maiuscola. Le sei corde dapprima seppelliscono e si stagliano severe, poi procedono ad innalzare l’anima, a farla vibrare nella morsa di una vita che non nasconde nulla, non tacita i tormenti, te li fa provare tutti, fino in fondo e ti porta alle conseguenze più difficili da sopportare. I tasti d’avorio contrastano l’opera di offuscamento della chitarra e implementano sentori di ascesa, catarsi, mentre la batteria compatta gli argini entro cui la malinconia può scorrere sovrana, lenta e altera. Non si cerchino in quest’album accelerazioni, sconvolgimenti ritmici dettati da un’impronta death metal; qua sono le piaghe delle proprie storie personali a stillare sangue una goccia alla volta, senza che intervenga alcun tipo di brutalità a scuotere e divincolare dai supplizi per contrastarli. C’è anche tanta calma in “Ordeal”, dettata dai frammenti strumentali dove le chitarre o dialogano sotto forma di arpeggi, oppure scompaiono e lasciano a synth e tamburi il compito di tratteggiare un’atmosfera soffusa e mistica. Difficile, quasi impossibile, considerare il quinto disco dei funeral doomster nordici come un insieme di tracce diverse: “Ordeal” va vissuto dall’inizio alla fine, d’altronde le stesse contiguità presenti fra alcune tracce ci suggeriscono che esso sia un unico, ponderoso, romanzo gotico-romantico nella sua accezione più vicina a una tragedia spettacolare e dagli effetti inguaribili. I maestri sono tornati, rendetegli i dovuti onori e vivete in loro compagnia l’ascesa al vostro calvario.

TRACKLIST

  1. You
  2. Momentary
  3. The Departure
  4. March Incomplete
  5. The Road
  6. Closing Music
  7. Pouring
  8. The March and the Stream
1 commento
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