7.0
- Band: SKINDRED
- Durata: 00:43:12
- Disponibile dal: 04/07/2023
- Etichetta:
- Earache
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Gli Skindred sono il gruppo che detiene il singolare primato di band che tutti vogliono vedere dal vivo e che pochi ascoltano su disco. Figli dei Dub War di Benji Webbe, dei quali proseguono il percorso condividendo il pioneristico crossover ragga-metal, i gallesi intrappolano il fatidico ‘fulmine in bottiglia’ con il singolone “Nobody” (2005), che grazie all’inserimento nella colonna sonora del videogioco blockbuster “Need For Speed Underground 2” riceve risonanza mondiale.
Nonostante risultati incoraggianti la formazione non trova mai il vero successo fuori dai confini del Regno Unito, ma prosegue il proprio cammino fino ai giorni nostri con dischi che allargano progressivamente gli orizzonti musicali, smussando gli angoli in episodi sempre più accessibili, restando quella band di culto che fa faville ai festival incantando qualsiasi pubblico occasionale.
Non ci aspettavamo che l’ottavo album in studio “Smile” potesse cambiare, dopo vent’anni di onorata carriera, sorti ed orizzonti della band: in una produzione pop e cristallina (il gruppo ha lavorato con Julian Emery, già alla console coi Nothing But Thieves) con la versatile ugola di Webbe sempre in evidenza troviamo parecchie sfaccettature dei ‘rude boys’, nessuna senza carattere o fuori fuoco ma, visto il terreno coperto, non tutte appetibili a chiunque.
Di sicuro l’utenza di queste pagine apprezzerà “Our Religion” col suo bel riff bounce, tondo e grasso, la club banger “Gimme That Boom” che tra nu metal e dancehall fa rivivere le emozioni delle serate rock in discoteca, così come “Black Stars” ci riporta ai fasti del crossover con un riff che sa di Limp Bizkit e un coro da stadio. Nel viaggio troviamo episodi più rock e ruffiani come “If I Could” e “Mama”, le incursioni nell’elettronica di “Life That’s Free” e “State Of The Union” e quella piccola gemma folle di “Set Fazers”, che si ispira a Star Trek con riffing creativo, rapping, nu metal ed EDM. Sbandando dal lato reggae/dancehall si trovano invece episodi che facciamo più fatica a digerire, con brani roots come “This Appointed Love”, che si elettrifica giusto sul finale, la già citata “Mama” o il pezzo in cui si sbraca completamente, la semi title-track “L.O.V.E. (Smile Please)” ovvero un brano pop che potrebbe essere scritto da Bob Marley, spensierato ed accompagnato dai fiati.
“Smile” è un disco pienamente estivo, gioioso e con pochi limiti, che ripropone la formula positiva ed affilata degli Skindred in una raccolta curata minuziosamente nei cinque anni che la separano dal precedente “Big Tings”, dove chiunque troverà modo di battere il piede e godere delle vibrazioni di Benji e soci. Forse non sarà un disco memorabile e forse gli Skindred un disco memorabile non lo comporranno mai perché la loro grandezza sta nell’irriverente ed incredibile intrattenitore al microfono. Se “Smile” servisse solo ad iniettare un po’ di benzina nella divertentissima macchina Skindred… andrebbe anche bene così.