7.5
- Band: SKORBUTIKS
- Durata: 00:38:23
- Disponibile dal: 31/05/2019
- Etichetta:
- The Spew Records
- Distributore: Andromeda
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Se, come diceva Agatha Christie, tre indizi fanno una prova, il cammino degli Skorbutiks ne è il perfetto esempio. Dopo l’interessante EP del 2013 targato “Vision And Monolith” e la successiva comparsa nel divertente split “Highway To Schifo”, con il qui presente “Archaeonecrosis”, la death metal band veneta ha finalmente marchiato, a fuoco e fiamme, il proprio debutto sulla lunga distanza. E le confortanti avvisaglie lanciate nei primissimi lavori sono definitivamente esplose grazie ai nove pezzi presenti in tracklist. Registrato presso i Silver Studio di Parma, l’esordio firmato Skorbutiks si presenta come un robusto carro armato di death metal in cui la matrice old-school (Obituary, Asphyx e Bolt Thrower) fa capolino all’interno di un sound moderno e mai banale. Assalti all’arma bianca si bilanciano a mid-tempos tanto rocciosi quanto tecnici, inserendo qua e là stacchi più articolati e in taluni casi anche più melodici. Contornato da una cover fantascientificamente orrorifica, realizzata dal vocalist della band Typhon (alias Francesco Cagali), “Archaeonecrosis” prende avvio con la diretta e monolitica “Death Breed Implants” in cui è proprio il granitico growl dello stesso Typhon ad impressionare per possanza e decisione, mentre un riff semplice ma coinvolgente, messo a segno dalla ‘sei corde’ di Aton (Filippo Buzzi) si dipana lungo tutto il martellio ritmico garantito da Numeni (Matteo Baroni) al basso e Occasus (Matteo Crestanello) on the drums. Ed a proposito di garanzia, un tasso di piacevole pesantezza viene sbrodolata dalla tellurica “Skyhole Devourment” caratterizzata da un rallentamento armonioso prima che la corsa riprenda il suo incedere calibrato e arcigno. Un cingolato death che, come accennatto qualche riga sopra, porta con se anche tracce più macchinose e ricercate (“The Pernicious March”) oltre ad episodi sonori dal sapore extrasensoriale e futuristico (“The Ruins Of Hathar”). Uno stacco spaziale ad anticipare il ritorno a cadenze più sostenute e battenti, “Towards The Great Enslavement”, durante la quale richiami ai toni esasperati made in Alex Webster e compagni balzano gradevolmente all’orecchio. La forza del quartetto veneto risiede appunto nella capacità di rendere singolari e, perché no, originali quei tratti distintivi caratterizzanti i maestri del genere. E se “The Levelling” mette nuovamente in risalto l’ugola cavernosa del buon Francesco, “Dwellers Of Void” ricalca le linee melodiche espresse in precedenza testimoniando la capacità della band di saper portare in musica non solo aggressività. E se “Tombabath MMXVIII” si porta dietro strascichi thrash è la conclusiva “Swarming Columns” a prendere tutti gli ingredienti utilizzati nei precedenti brani mescolandoli in un mix granitico ed impetuoso, dando così compimento ad un debutto allettante realizzato dalle forze tricolori. Se volete scommettere qualche soldino, buttatevi sugli Skorbutiks! Da seguire.