SLAYER – Christ Illusion

Pubblicato il 03/08/2006 da
voto
6.5
  • Band: SLAYER
  • Durata: 00:38:29
  • Disponibile dal: 04/08/2006
  • Etichetta:
  • Warner Bros

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Come tutti sanno, ci sono fan degli Slayer che hanno capacità critica e metro di giudizio pur adorando la band, e fan degli SLAAAAAYEEEEEEEERR!, adoranti ogni singola nota fuoriuscita dalla mente della formazione, incapaci di accettare ogni benché minima valutazione non positiva e applicanti alla lettera il verbo di Araya. Chi appartiene alla seconda frangia può smettere di leggere ora e bearsi dell’attesissimo ritorno discografico dei quattro, finalmente con la formazione degli esordi e il loro produttore storico Rick Rubin. Almeno sulla carta, visto che il maestro ha preferito lasciare la consolle all’astro nascente di Josh Abraham, per andare dai dollari e dai Metallica, con sommo dispiacere dei nostri. Se ci si poteva aspettare un capolavoro, viste le premesse, il risultato non è all’altezza delle aspettative – veramente molto alte a dire il vero, per il valore storico del gruppo, per l’attesa durata cinque lunghi anni, per l’auspicato ritorno di Lombardo, per le dichiarazioni pre-pubblicazione e per quel gioiellino di nome “Cult”, d’obbligo nel live set della formazione da qui all’eternità. Sfortunatamente di “ma” ce ne sono parecchi. Il disco è un concept lirico su come la religione e la politica imprigionino l’uomo, e se i testi non vertono sull’eresia, si concentrano sull’altro tema prediletto storicamente, ovvero la guerra: va ammesso che figurarsi un quarantacinquenne oramai brizzolato intento a scagliare anatemi contro il cristianesimo può però far sorridere. Fondamentalmente questo “Christ Illusion” è un album di compromessi, diviso tra la volontà di ricreare i fasti del passato glorioso e la tendenza a introdurre qualcosa di nuovo. Grazie a pezzi come l’iniziale “Flesh Storm”, “Catalyst”, “Consfearacy” e la sopracitata “Cult”, gli assetati della vecchia scuola possono godere di riff alla velocità della luce dalla migliore scuola Hanneman/King, ma sempre con la pesante ombra dell’autocitazionismo alle spalle. Tra le tracce “ammodernate” spicca “Jihad”: con un testo ispirato all’11 settembre visto dal punto di vista dei terroristi, un esordio alla Tom Morello e musicalmente molto vicina ai System Of A Down, risulta un esperimento ben riuscito. Come si nota nel riff scippato ai Fear Factory nel finale di “Catatonic”, gli Slayer hanno digerito il movimento nu-metal molto meglio di altri. Lombardo è come sempre superlativo: velocissimo e fantasioso, regala un’effervescenza e una carica che Bostaph non è mai riuscito a creare, pur essendo un batterista d’eccezione; da notare il blast-beat su “Supremist”, a memoria il primo della discografia Slayeriana. Un altro disco degli Slayer, sufficiente ad appagare la sete dei fan e a dare la scusa di fare qualche altro anno di tour, ma quello in cui tutti speravano era qualcosa di storico e monumentale, qualcosa di più di “un altro album”.

TRACKLIST

  1. Flesh Storm
  2. Catalyst
  3. Eyes of the Insane
  4. Jihad
  5. Skeleton Christ
  6. Consfearacy
  7. Black Serenade
  8. Catatonic
  9. Cult
  10. Supremist
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