7.0
- Band: SLAYER
- Durata: 01:31:30
- Disponibile dal: 08/11/2019
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Slayer: basterebbero queste sei lettere per riassumere trentotto anni di carriera. Cos’altro aggiungere su una band che ha scritto pagine diaboliche e indelebili nella storia del metal, entrando di diritto tra i gruppi fondamentali del genere thrash? Praticamente nulla. Ed invece eccoci qui a parlare di un live la cui uscita, subito dopo le prime avvisaglie estive, era diventata praticamente ovvia. Una perfetta testimonianza di ciò che gli Slayer hanno lasciato in eredità all’area estrema del metallo pesante e, se vogliamo, un terzo esempio ufficiale di cosa sono in grado di combinare on stage Tom e compagni. Una release scontata ma, a ben vedere, pure giustificata. Già perché dopo il primordiale “Live Undead” del 1984 e l’inarrivabile (sotto tutti i punti di vista) “Decade Of Aggression” del ’91, di concerti registrati su disco non se ne erano più visti. Ben venga quindi “The Repentless Killogy” soprattutto, ripetiamo, per onorare il nome di una band storica ed imprescindibile.
C’è qualcosa però che stride in questa pubblicazione made in Nuclear Blast e lo si è potuto leggere in sede di presentazione: a dispetto di quel cofanetto ipercubico e plasticoso sparato sulla folla ventotto anni fa, “The Repentless Killogy” uscirà in mille versioni arcobalenate che manco Kandinskij. Ma non solo. Due giorni prima dell’uscita del doppio CD/LP/DVD, in 1500 sale cinematografiche distribuite in tutto il mondo (Italia ‘stranamente’ esclusa) verrà proiettato il film dell’album: trattasi dei videoclip realizzati per i tre singoli relativi all’ultima fatica in studio (“Repentless”, “You Against You” e “Pride In Prejudice”) uniti in un’unica trama cronologica seguita dall’intero show tenutosi nell’agosto del 2017 in quel di Inglewood, nella contea di Los Angeles. La manifesta anzianità di chi scrive (unita ad un certo grado di antitecnologia) spingono a considerare questa dose di kitsch sovraesposto per un gruppo che ha sempre fatto della semplice brutalità una delle sue armi più letali, come il massimo livello di artefazione e mercificazione possibile. Le sale si riempiranno sicuramente, come del resto le copie silver, gold, black&decker troveranno i loro acquirenti, tuttavia il vero fan sa benissimo che la truppa di Tom Araya non ha mai avuto bisogno di tanti artifizi per devastare la folla. Una devastazione che, per chi avuto la fortuna di vederli in azione durante il megatour di addio (al chiuso o in versione open air), si è ripetuta nuovamente con un buon numero di ‘vittime’ a coronare il tutto. A tal riguardo, se proprio vogliamo fare i pignoli di turno, la singola prestazione dei quattro californiani registrata nel live in oggetto è forse una delle meno riuscite (come pure la produzione del resto) con un Tom Araya che, soprattutto nella prima parte del concerto, stenta parecchio a calibrare i toni della propria ugola. Una voce che, sia a Milano nell’autunno dello scorso anno, sia all’ultimo Rock The Castle veronese, ha dimostrato invece di essere ancora in stato di grazia.
Ed è proprio per questa genuina devastazione sonora che ci si sarebbe aspettato sì un live ma distribuito in una maniera più diretta e altrettanto distruttiva, magari replicando quella confezione a scomparto di “Decade Of Aggression”. A proposito, assodato la particolarità del disco (un live celebrativo è spesso sinonimo di greatest hits) è curioso notare come, a parità di brani presenti in tracklist (ventuno), se escludiamo i cinque episodi estrapolati dall’ultimo “Repentless”, sono ben tredici i pezzi proposti in entrambe le produzioni, a conferma di come, nelle grandi occasioni, gli album post “Seasons In The Abyss” abbiano avuto qualche difficoltà a trovare spazio nelle varie setlist. Una curiosità che non toglie comunque nulla al valore inestimabile degli Slayer, sopratutto nelle esibizioni dal vivo; ecco perché il voto è relativo allo specifico prodotto in questione. Fate dunque i vostri conti e scegliete la versione che più vi aggrada; sgranchite le ossa del collo, pigiate il tasto play e buon divertimento.
Ah, un’ultima cosa: ancora un sentito grazie a Tom, Kerry, Dave, Paul, Gary e, naturalmente… Jeff.