7.5
- Band: SLAYER
- Durata: 00:39:45
- Disponibile dal: 29/10/2009
- Etichetta:
- American Recordings
- Distributore: Universal
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Quando il terremoto Slayer è in procinto di pubblicare un nuovo disco, si crea sempre una grande attesa tra i fan della formazione americana. Da Tom Araya e compagni non ci si aspettano sorprese, l’unico punto interrogativo ricade sulla qualità del massacro sonoro, perché il loro glorioso curriculum è esigente e non tollera passi falsi. Se il precedente “Christ Illusion” era forse un disco di rodaggio per oliare la line-up, forte del ritorno di Dave Lombardo dietro le pelli, oggi gli Slayer hanno ritrovato l’alchimia brutale ed assassina dei vecchi tempi, quella che ha permesso di coniare i loro più disumani capolavori. “World Painted Blood” si dimostra sin dall’inizio il classico lavoro senza compromessi, l’intro della title track suona marziale e diabolica, l’atmosfera crea un senso di tensione sempre crescente che esplode quando la canzone prende il via. Come un terremoto di disastrose proporzioni, Kerry King e Dave Lombardo si scatenano con le loro velocissime ritmiche, mentre le urla di Araya sono talmente affilate da tagliare l’acciaio. Thrash e hardcore alla vecchia maniera spopolano su “Unit 731”, un brano lineare e tirato che ci riporta agli Slayer dei tempi d’oro. Dobbiamo però attendere “Snuff” per far scatenare l’inferno più selvaggio e primordiale, le chitarre serrate non lasciano respiro ed un Kerry King in gran spolvero si prodiga nei suoi proverbiali assoli, sempre ispirati e lineari. In questo disco è presente molta tradizione, certamente riattualizzata da una produzione più consona ai giorni nostri, ma il devastante marchio di fabbrica degli Slayer resta preservato, soprattutto in canzoni come “Public Display Of Dismemberement” che strizzano l’occhio ai sempreverdi “Hell Awaits” e “Reign In Blood”. Il primo singolo che la band ha deciso di pubblicare è “Psychopathy Red”, nel brano vengono narrate le gesta di un serial killer, raccontate da un Araya guarda caso psicopatico ed allucinato. I momenti più intensi per interpretazione si trovano in “Human Strain”, l’aria che si respira è opprimente e diabolica ed il ritornello costruisce un forte senso di ansia, un terrore folle di essere sopraffatti da un male contro cui nulla è possibile. La chiusura del disco è affidata alla furia hardcore di “Not Of This God”, che nella parte centrale rallenta di velocità appesantendosi in maniera spropositata. Come già accennato, i suoni sono moderni, ma lontani dalle produzioni pompose e pulite delle nuova generazione. Sporcizia, violenza e brutalità non possono mancare nelle sonorità che da sempre contraddistinguono i padri del thrash metal. Signori, gli Slayer sono tornati in grande stile…ed il mondo si tinge di sangue.
Vuoi un parere differente su "World Painted Blood"? Recensione a cura di Maurizio "Morrizz" Borghi