8.5
- Band: SLEEP TOKEN
- Durata: 01:03:26
- Disponibile dal: 19/05/2023
- Etichetta:
- Spinefarm
Spotify:
Apple Music:
Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi mascherati e di TikToker. Ci permettiamo di parafrasare Brecht per una citazione da boomer visto l’hype generato dai Ghost prima e dagli Sleep Token ora, ma fortunatamente in entrambi i casi oltre alla forma c’è anche della sostanza musicale.
Nel caso della band britannica, “Take Me Back To Eden” – chiusura di una trilogia iniziata con “Sundowing”, uscito a ridosso della pandemia, e proseguita con il più fortunato successore “This Place Will Become Your Tomb” – sembra destinato ad essere l’album della definitiva consacrazione, e comunque la si veda sulle anticipazioni i sette singoli rilasciati prima dell’uscita hanno contribuito a far lievitare i numeri dello streaming, nonostante una proposta non necessariamente da Virgin Radio.
Lungi dall’essere estremi, Vessel e i suoi accoliti suonano quello che con mentalità da ragioniere potremmo definire come ‘alternative-electro-pop-prog metal’, ma la vera arma vincente è quella di suonare moderni (a partire dalla la fluidità di genere musicale, spesso anche all’interno dello stesso brano) ma al tempo stesso aver saputo creare un’atmosfera onirica che richiede un ascolto attento per tutta l’ora di durata.
Come un lungo viaggio, il percorso si apre con l’electro-pop di “Chokehold” in un crescendo rossiniano a fungere da trampolino di lancio per “The Summoning”, tempesta ritmica dalle atmosfere deftoniane, che a sua volta presenta un anticlimax dal retrogusto R&B nella coda finale. La parola d’ordine, lo si sarà capito, è sperimentare, e la cosa sembra riuscire loro particolarmente bene: ecco dunque ancora l’R&B coi chitarroni (“Granite”), l’etereo piano-voce dalle punteggiature elettroniche (“Aqua Regia”), l’ibrido tra black sinfonico e shoegaze (“Vore”), la fusione a freddo tra alternative hip-hop e djent (“Ascensionism”, che potrebbe lanciare il supergruppo Twenty One Periphery), la power ballad pronta a sfidare i Coldplay alla battaglia degli accendini (“Are You Really Okay?”) e l’hyper-pop elettronico (“DYWTYLM”). Menzione a parte per la title-track, che in circa otto minuti mescola un po’ tutti gli elementi con arazzi atmosferici e squarci ritmici di Carpenteriana memoria – il chitarrista dei Deftones, non l’omonimo regista – mentre “Euclid” chiude in bellezza titillando le corde dell’anima con soffici note di piano e messaggi di speranza con contorno di autotune.
Come Slipknot e Radiohead, giusto per citare due estremi opposti, così anche gli Sleep Token sembrano destinati a far discutere parecchio, e non serve chiedere a ChatGPT per predire loro, in attesa di svelare il Vessel dietro la maschera, un futuro di successo sulla scia dei Ghost: nel frattempo quello che possiamo dire è che “Take Me Back To Eden”, ascoltato in cuffia mettendo da parte tutto il contorno scenografico, è un ottimo album che dona un nuovo significato al temine ‘pop metal’, radicalmente diverso da quelli degli anni Ottanta ma egualmente fascinoso.