8.0
- Band: SLIPKNOT
- Durata: 00:57:44
- Disponibile dal: 29/08/2008
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
Spotify:
Apple Music:
Il quarto album degli Slipknot doveva essere enorme. Per forza enorme. Dopo una preview devastante e un singolo azzeccato (la title track e “Psychosocial”) i nove dell’Iowa, restando fedeli alle origini, sopravvivendo a loro stessi come fenomeno horror nu metal e diventando smisurate icone della musica heavy, riescono ancora a stupire. Riunitisi dalle ceneri di innumerevoli progetti paralleli, in gran parte trascurabili, i mascherati hanno composto nel silenzio l’album più vario della loro discografia, calcando su contrasti grotteschi quanto la loro rinnovata apparenza e sfoggiando una carrellata di influenze individuali che arricchiscono “All Hope Is Gone” fino all’obesità. La vena melodica che permea l’intero lavoro è palpabile, e dona smalto alla versatile ugola di Corey Taylor, reminescente del passato recente negli Stone Sour (“Dead Memories”, “Snuff”), riconoscente alle influenze assimilate (Jon Davis in “Gehenna” e Scott Weiland in “Werein Lies Continue”) e in generale splendente nel trademark acquisito. La controparte chitarristica risponde allo stesso modo citando il death americano (“Vendetta”), la poliritmia psicotica dei Meshuggah (“Butcher’s Hook”) e la sfumatura più tossicodipendente e metal del grunge (gli Alice In Chains nella già citata “Gehenna”), permettendosi di aggiungere assoli taglienti e mai invadenti, e mantenendo per tutto il disco le composizioni in territori decisamente heavy. Pur sacrificando il delirio percussivo in favore di una forma-canzone ben delineata, il capitolo quarto degli Slipknot è infarcito di scratch e campioni e della abilità, sempre sopra le righe, del miglior musicista del combo, quel funambolico Joey Jordison splendente nel sottolineare ogni variazione umorale. Inutile rimarcare infine che il tutto è godibile grazie alla produzione colossale ad opera di Dave Fortman, che marchia un nuovo picco da raggiungere (di certo nessuno si aspettava un tom scordato come effetto novità). Non è da tutti integrare pesantezza, innovazione e mercificazione, mantere una intensità spaccaossa e una modernità ficcante, oltre, sopra a tutto questo, a sopportare tensioni interne giusfificate da risultati imponenti. Il mostro a nove teste esce dalla tana più vigoroso che mai, sputando una creatura imperdibile per ogni fan del metal moderno, destinata a segnare, nel bene e nel male,questo 2008 negli annali.