7.5
- Band: SLIPKNOT
- Durata: 01:00:09
- Disponibile dal: 24/05/2004
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Universal
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Dopo lo splendido “Slipknot” e il brutale (comunque ottimo) “Iowa”, il nine piece americano si ripresenta con questo terzo platter (se escludiamo “Mate.Feed.Kill.Repeat.” uscito in sordina nel 1996) che certamente spaccherà in due i fan della band. Jordison & C. hanno mutato pelle: la rabbia, la sofferenza e la voglia di spaccare tutto è svanita, lasciando spazio a un senso di forte malinconia. I nostri sono cresciuti (qualcuno sicuramente dirà rammolliti) e preferiscono esprimere i loro sentimenti non più tramite un monolitico wall of sound ma inserendo delle importanti e coraggiose novità. L’intro “Prelude 3.0” ha un incedere sofferto con la voce di Corey Taylor che esprime disagio e inquietudine, e dopo quasi quattro minuti lascia spazio a “The Blister Exists”, graziata dal dinamico riffing di Mick Thompson, sorretto dalla spettacolare prestazione di Joey Jordison, che fa strada alla voce del singer che prende nettamente le distanze dai growl incazzati, lasciando posto a una dose maggiore di melodia pur non disdegnando un profondo senso di disagio (già percepito nell’intro). “Duality”, se promossa adeguatamente, potrebbe diventare una sicura chartbreaker grazie al suo refrain d’assoluto impatto. Le novità non finiscono qui dato che “Circle”, “Vermilion Pt.2” e “Danger, Keep Away” (quest’ultima dotata di un buon impasto vocale) sono tre ballad (!!!) con tanto di chitarra acustica in risalto, la voce melodica (e ammettiamolo!) molto bella di Taylor, e una sezione d’archi a donare quel tocco di emozione in più. Qualcuno potrà accusare i nostri di essersi venduti al mercato per vendere qualche copia in più, ma a noi non pare ce ne fosse bisogno visto che i due precedenti album hanno comunque riscosso un ottimo successo, e canzoni come “Three Nil” e “Pulse Of The Maggots” dimostrano che la band non ha dimenticato di picchiare duro. L’unica pecca è riscontrabile nella produzione, fin troppo pulita e precisina che in parecchie occasioni fa perdere potenza al sound della chitarra. In sostanza ci troviamo di fronte ad un album eterogeneo che scontenterà al 100% chi ha adorato “Iowa” (che a tratti sconfinava nel brutal death) e chi non sa o non vuole accettare cambiamenti nella band: band che ha sfornato tre dischi di ottima qualità totalmente diversi l’uno dall’altro, cosa di cui certamente bisogna darle atto. Folli e a loro modo unici!