8.5
- Band: SODOM
- Durata: 00:42:57
- Disponibile dal: 01/10/1990
- Etichetta:
- Steamhammer Records
- Distributore: Audioglobe
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Dopo l’affermazione con “Agent Orange”, i Sodom si separarono da Frank Blackfire (presente nei seminali “Persecution Mania” e sullo stesso “Agent Orange”) e perdere un chitarrista del genere non è certo un passaggio indolore, almeno in teoria. Invece, ecco il 1990: un anno particolare per la storia dell’heavy metal in generale e sicuramente molto transitorio per il thrash, genere verso cui i Sodom si erano ampiamente spostati rispetto agli albori della loro carriera (quando il loro suono era più assimilabile allo speed metal teutonico)… ed ecco “Better Off Dead”. Il disco si apre con “An Eye For An Eye”: l’inizio è cadenzato, lento, con un parlato che dispensa odio blasfemo (‘Come on god, answer me if you really exist’), per poi esplodere nel classico riffing speed/thrash di matrice tedesca, quel sound creato proprio dalla triade Sodom-Destruction-Kreator. Colpisce subito la produzione, di altissimo livello rispetto ai precedenti lavori di Angelripper e soci. Si prosegue con “Shellfire Defense” e ci mettiamo il cuore in pace, Hoffman non sarà Blackfire, ma i Sodom sono ancora loro: diretti, violenti e dritti al punto. Mentre il disco gira, è quasi impossibile trattenere l’headbanging, siamo felici ed il drumming di Mr. Witchunter (come veniva apostrofato sul memorabile “Mortal Way Of Live”) è sempre convincente. Ma non abbiamo ancora sentito niente, perché è il momento di quello che diventerà uno dei pezzi cult della band di Gelsenkirchen: “The Saw Is The Law”. Non possiamo contare le innumerevoli volte che, sudati nel centro di un moshpit, ci saremmo trovati (negli anni a seguire) a ripetere urlando le cinque parole che compongono il titolo di questo pezzo, brano che tritura le ossa fino al finale in un crescendo dalla brutalità immensa. Poi tutto cambia, arriva “Turn Your Head Around”, cover dei Tank (band NWOBHM), che risulta un mix tra lo spirito originale del pezzo ed un innesto speed/punk che a tratti ricorda i Motörhead. Questa sorta di svolta, capiremo in seguito, segna la transizione dei Sodom verso quelle che saranno le loro sonorità da questo disco (e, forse ancora di più dal successivo “Tapping The Vain”) in poi. Il basso distorto di Angelripper apre “Capture The Flag”, su cui si innestano poi le chitarre che sembrano mantenere il mix del precedente pezzo ma in modo più personale, in quanto ‘libere’ dalla caratterizzazione di una cover: rallentamenti e stop&go sono tipicamente thrash, ma qualcosa di più primordiale e grezzo si può sentire. In parte è la radice speed metal dei Sodom, in parte è qualcosa di nuovo che, con le debite proporzioni, prende in prestito da punk e hardcore una certa immediatezza. Così finisce il primo lato di “Better Off Dead”. E’ quello che ci saremmo aspettati (all’epoca) dai Sodom? Forse non del tutto. La ‘ricetta’ funziona ancora? Sì, ed in certa misura è anche migliorata. Con entusiasmo giriamo il vinile, pronti a sentire il lato B. Abbiamo deciso di restare fedeli alla tracklist del disco uscito nel 1990, perché chi vi scrive, ascoltando ancora lo stesso vinile, conobbe l’album in questa forma. Chi, all’epoca, optò per il CD si sarebbe trovato, a questo punto, ad ascoltare “Cold Sweat”, cover dei Thin Lizzy. L’apertura questa volta è lasciata a “Bloodtrails”: qua i Sodom rimangono fedeli al loro stile più classico, la voce di Angelripper resta graffiante e vagamente ‘high pitched’, come si addice al genere, e cioè un vero e proprio concentrato di thrash di scuola tedesca che sa tirare la velocità a livelli altissimi ed abbassarsi quel tanto che basta per dare un’alternanza micidiale al pezzo. Arriva la strepitosa “Never Healing Wounds”: l’inizio ci potrebbe ricordare pezzi come “Ausgebombt”, ma poi si vira su un riffing dal sapore più rock. La violenza è all’apice, comunque, e la canzone, spesso sottovalutata, per il sottoscritto è una delle migliori di tutto il disco (forse la migliore insieme a “The Saw Is The Law”), dotata di un chorus travolgente ed un cantato tiratissimo. E’ il momento della title track che, ancora una volta, mescola le carte in tavola: ci ritroviamo in un thrash distruttivo, da headbanging sfrenato e massacrante. Arriva poi il midtempo che costituisce l’ossatura di “Resurrection”, qualcosa – se non inedito – di certo peculiare per i Sodom, che ci dimostrano di saper mantenere la loro carica di cattiveria e corrosione anche quando il passo rallenta e ci mostrano di nuovo quella vena più raw/punk insinuatasi nel loro suono che, ancora una volta, ci ricorda a tratti i Motörhead, fino al coro finale che rammenta da lontano un certo power che esploderà da lì a pochi anni. Non ci ripeteremo ancora sulle differenze tra vinile e CD (su questo supporto sarebbe il momento di “Tarred And Feathered”), ma andiamo al finale la cui intro di basso, per i primissimi secondi, ci fa pensare di aver messo sul piatto “Ace Of Spades”; invece ecco subito i Sodom e “Stalinorgel”, forse, di tutto il disco, è il pezzo in cui le influenze punk sono più evidenti. All’epoca “Better Off Dead” lasciò non pochi delusi al primo ascolto, probabilmente perché si iniziava a sentire una sorta di cambiamento di sound (intendiamoci, i Sodom sono e restano un punto fermo del thrash metal di matrice teutonica: sono tra i padri fondatori del genere ed, ancora oggi, tra i più fedeli discepoli), ma quasi tutti si ricredettero dopo qualche ascolto. Quando la puntina tornò al suo posto, chi scrive fu colpito (oltre che dalla qualità altissima del disco) dalla produzione così ripulita, che donava ai Sodom ancora più potenza e cattiveria. Ad oggi, con i suoi ventisei anni d’età, “Better Off Dead” suona ancora bene, non tradisce quasi per niente la sua vecchiaia e resta, insieme ad “Agent Orange” e “Tapping The Vein”, all’apice della produzione dello ‘zio’ Tom Angelripper, così come “The Saw Is The Law” resta uno dei pezzi di thrash metal teutonico per eccellenza.