7.0
- Band: SOIL
- Durata: 00:43:29
- Disponibile dal: /03/2006
- Etichetta:
- DTR Entertainment
- Distributore: Edel
Dopo aver pubblicato il classico “disco della madonna” (ovvero la bomba “Scars”) i Soil, da Chicago, lanciatissimi verso l’Olimpo dell’alt-nu metal, sbandarono pericolosissimamente col successivo e mediocre “Redefine”, per schiantarsi rovinosamente all’uscita del carismatico frontman Ryan Mc Combs (oggi a resuscitare i Drowning Pool), ponendo un punto interrogativo enorme sul futuro di una formazione promettentissima, che ha potuto dar sfoggio delle sue potenzialità anche durante il lontano Gods Of Metal 2002. Dentro quindi il talento AJ Cavalier (Diesel Machine), che dal nulla si dimostra degno di tutta la potenza, versatilità e naturale, animalesca furia dell’ex-Mc Combs, riuscendo in maniera sfacciatamente agevole a diventare protagonista con una prova che deve sì molto allo stile del suo predecessore, ma si integra anche perfettamente con la nuda aggressione hyper groovy del duo chitarristico Zadel-Glass. Un muscolosissimo attacco chitarristico, quasi ipertrofico, schiaccia a terra come pressa, coadiuvato dai ruggiti di AJ, lascia successivamente rialzare con arpeggi e melodie corali alla Alice In Chains per poi risbattere l’ascoltatore a terra e finirlo con la potenza dei Machine Head e la violenza dei Cowboys From Hell (ok, calmi, è ovvio che non viene raggiunto nessuno dei tre supergruppi citati, il voto in basso sarebbe ben più alto e il gruppo non sarebbe profondo poco più di una pozza d’acqua come nel caso dei Soil). Ignoranza e potenza 100% yankee, facile da ascoltare e senza troppe pretese: praticamente un gruppo costruito in provetta per essere pompato da un marine all’interno di un carro armato. Alzate pure il volume e godete finché sanguinano le orecchie.