8.5
- Band: SOILWORK
- Durata: 00:42:37
- Disponibile dal: 30/01/2000
- Etichetta:
- Listenable Records
- Distributore: Masterpiece
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Che c’era aria di capolavoro in casa Soilwork l’avevamo già capito ascoltando il debutto “Steelbath Suicide”, ma che il quintetto svedese riuscisse a tagliare tale traguardo già al secondo tentativo forse non ci credevano neppure i più accaniti sostenitori del combo svedese. “Chainheart Machine” segue le cordinate stilistiche del predecessore incentrando i propri sforzi su un death metal melodico di stampo scandinavo. I riferimenti ai capisaldi della scena (mi riferisco ai vari In Flames, Dark Tranquillity e Arch Enemy), sono indubbiamente presenti nel sound dei Soilwork, tuttavia la band originaria di Helsimborg, riesce a mantenere una discreta personalità, non tanto nella sezione ritmica, devastante ma piuttosto fedele agli schemi tracciati dal genere, quanto piuttosto al lavoro delle chitarre, vere protagoniste di questo gioiellino. Il duo Peter Witchers – Ola Frenning all’immancabile dose di riff assassini, contrappone una serie di spunti melodici molto interessanti nelle trascinanti “Millionflame” e “Spirits Of The Future Sun” oltre a rendere ancor più tecnici e intriganti gli assoli come testimonia lo splendido stacco di una superba “Machinegun Majesty”. Nonostante gli accorgimenti stilistici di cui sopra i Soilwork hanno il merito di non perdere un oncia della rabbia espressa nel debutto. Canzoni del calibro di “Chainheart Machine” e “Possessing The Angel” ci dimostrano come la band scandinava trascinata da un indemoniato “Speed” Stird dietro al microfono, non abbia nessuna intenzione di mollare la presa.