7.5
- Band: SOJOURNER
- Durata: 57 minuti
- Disponibile dal: 13/06/2016
- Etichetta:
- Avantgarde Music
- Distributore: Audioglobe
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Preceduto dal promettente singolo “Heritage Of The Natural Realm”, “Empires Of Ash” è l’album di debutto dei Sojourner, quartetto internazionale (i membri provengono da Nuova Zelanda e Stati Uniti ma risiedono tra Scozia e Svezia) che propone un black metal atmosferico e dalle forti tinte folk. Il disco si apre con la cadenzata “Bound By Blood”- il brano più cupo del lavoro – e prosegue sulla stessa linea, mescolando momenti di epicità black metal con aperture melodiche sognanti dal sapore celtico (merito di piano e synth ma anche del dolce suono di un flauto a fischietto, strumento tipico del folk britannico e irlandese, ampiamente utilizzato nella colonna sonora de “Il Signore Degli Anelli”, probabile fonte di ispirazione del gruppo). La struttura dei brani è quasi sempre la stessa, i Sojourner preferiscono tenersi su velocità medie, da ‘cavalcata’, evitando di sfociare in sfuriate tipiche del black più puro, e arricchendo la trama sonora con chitarre heavy metal e pattern acustici. Il brano centrale, “The Pale Host”, rappresenta un unicum rispetto alle altre composizioni, una ballata acustica in cui spicca il particolare timbro della polistrumentista Chloe Bray – che impreziosisce quasi tutte le composizioni facendo da contraltare allo scream maschile – una piccola pausa in un tranquillo luogo incantato prima di riprendere il viaggio attraverso scenari fantasy, campi di battaglia e natura incontaminata. L’influenza di gruppi come Summoning, Saor, Agalloch e Cruachan è facilmente percepibile nelle scelte stilistiche dei nostri (in particolare per quel che riguarda i suoni delle tastiere) ma nonostante ciò non si è di fronte a pallidi epigoni, infatti i Sojourner rielaborano gli stilemi del genere aggiungendo un tocco personale, anche se – va detto – il gruppo non ha ancora sviluppato un sound del tutto unico ed immediatamente riconoscibile. Il risultato è comunque un lavoro omogeneo e costante nell’alto livello del songwriting oltre che estremamente scorrevole. Trasportare l’ascoltatore in un mondo ‘altro’, al di fuori del tempo e dello spazio, è l’obiettivo dichiarato dalla band, e si può dire centrato: l’immaginario evocato da “Empires Of Ash” è ricco di suggestioni e sfumature che niente hanno a che fare con la vita di tutti i giorni. Esistono alcuni margini di crescita e di miglioramento, sia in termini di incisività delle composizioni che di maggior riconoscibilità del trademark della band (ed è praticamente fisiologico, essendo questa un’opera prima) ma si tratta certamente di un ottimo inizio.