7.5
- Band: SOJOURNER
- Durata: 00:51:29
- Disponibile dal: 15/03/18
- Etichetta:
- Avantgarde Music
- Distributore: Audioglobe
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Arriviamo a parlare – con un po’ di ritardo – del seguito di “Empire Of Ash”, il fortunato debutto della band internazionale (nella quale milita, dallo scorso anno il batterista italiano Riccardo Floridia). Molti gli elementi di continuità, a partire dall’artwork, che ci mostra nuovamente un luogo incantato sospeso tra possibile e realtà fantastica, probabile dimora di un re elfico. Questo è l’immaginario di riferimento dei giovani musicisti, che si rifanno al fantasy e al black metal epico, melodico e sognante. “Winter’s Slumber” riassume queste caratteristiche, tra note di piano e un accenno di flauto, riff melodici e l’alternarsi di scream maschile ed eterea voce femminile (l’apporto della polistrumentista Chloe Bray è anche questa volta fondamentale). Si prosegue su ritmi più sostenuti e ‘guerreschi’- ma mantenendo una robusta dose di melodia – con “Titan”, interessante episodio dalla forte connotazione pagan. L’impressione è che il gruppo voglia cercare una strada più personale, affrancandosi da chi li aveva bollati come ennesimo – anche se piacevole – gruppo clone dei Summoning, virando verso il metal classico (a tratti power), particolarmente per quanto riguarda le chitarre (vedi “Ode To The Sovereign”). Intendiamoci, nessuno stravolgimento, il sound del gruppo mantiene il suo trademark e le piccole novità ci sembrano amalgamarsi ottimamente con lo stile della band, che ne guadagna in termini di dinamismo e vivacità di songwriting. Quasi per contro le harsh vocals di Emilio Crespo sono estremamente intense e brutali, oltre che varie. Anche su questo lavoro è presente quella che potremmo definire una ‘ballad’, per quanto estrema, “An Oath Sworn In Sorrow”, che lascia ampio spazio alla componente più eterea e sognante, comunque ben bilanciata dalla controparte metal. Il disco procede su coordinate analoghe, unendo aggressività e le tipiche melodie dal sapore celtico cui ci hanno abituato i Nostri. Anche in questo lavoro la titletrack è posta in chiusura e si dimostra il pezzo migliore dell’album: impossibile non pensare alle colonne sonore delle due trilogie di Peter Jackson sulle avventure degli Hobbit della Terra di Mezzo, ma anche alle atmosfere di artiste come Loreena McKennitt e a gruppi come Thyrfing, primi Ensiferum e Cruachan. Chi si aspettava un disco fotocopia dell’esordio non potrà che rimanere deluso, il nuovo materiale ha una sua specifica dimensione nella quale – nonostante alcune formule ricorrenti – la band riesce ad uscire da determinati schemi, rendendo il lavoro vario e aggiungendo un carico di epicità che può far felice un pubblico più vasto.